1. Come parlarne? - Capitolo VI


    Data: 08/10/2018, Categorie: Feticismo Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti

    ... sia successo” dissero. Tuttavia la loro espressione era quella di chi sapeva perfettamente di cosa stesse parlando. Io però non lo capii. Poi salii da lei. Bussai e mi invitò ad entrare. “Stiamo insieme da quasi quattro mesi, senza contare gli anni passati da amici, e ancora bussi alla mia stanza…” commentò. “Appunto, è la tua stanza. Perché non dovrei rispettare la tua privacy? Se apro subito poi come fai a nascondere l’amante, non so…” Mi venne incontro e mi abbracciò. “Ho pensato ad una cosa.” “Dimmi, sono tutt’orecchi. Anzi, considerami un unico enorme orecchio, pronto ad ascoltare ogni tua parola, se non fosse per un piccolo problema. La sordità.” “Smettila!” esclamò sorridendo, devo parlarti seriamente. “Ma sono serio! Guarda la mia espressione seria! Guardala!” ed immediatamente aggrottai le sopracciglia e strinsi le labbra più che potei. Sospirò disperata, ma divertita. “Sembri in forma oggi.” “Io direi informe. Informe è la parola giusta.” “Mettiti nudo.” Improvvisamente divenni serio davvero. “Cosa?” domandai incredulo. “Era questo che avevi pensato?” “Non ridi più ora?” Il suo viso mostrò un’espressione soddisfatta e compiaciuta. “Non capisco se scherzi…” “Dici sempre che faresti qualsiasi cosa per me… Mettiti nudo allora.” La guardai, ancora non convinto che lo volesse davvero. Ma lei annuì, confermando le proprie parole. Chiusi la porta dietro di me. A chiave. “Ci sono i tuoi…” “Non preoccuparti di questo, credi non gli sia venuto in mente che facciamo certe ...
    ... cose?” Avrei preferito non saperlo. In un attimo mi tolsi la maglietta, rimanendo a torso nudo. Lei fece qualche passo indietro e si sedette sul letto, accavallando le gambe, per gustarsi la scena. Indossava ancora la maglietta rosa e i jeans che aveva a scuola. Ai piedi invece le infradito bianche che ultimamente usava in casa. Le unghie erano blu elettrico, decorate con stelline argento. Mi venne in mente quando mi aveva detto che voleva che fossi io a metterle lo smalto. Non sarei stato così bravo. “Rimetti la maglietta e toglila di nuovo,” disse “ma più lentamente.” A quanto pareva, voleva uno spogliarello. Cercai di esaudirla nel migliore dei modi, nonostante mi sentissi goffo. Presi il mio tempo e cercai con il cellulare la canzone che sentivo più adatta al momento. In pochi istanti partirono le note di “Truly, madly, deeply” dei Savage Garden ed io iniziai il mio show. Il suo sguardo si perse. Forse non si aspettava che la prendessi così seriamente. Mi tolsi lentamente la maglia, al ritmo della musica. Contrariamente al mio modo di fare, fissai quanto più possibile i miei occhi nei suoi, cercando di trasmetterle quanto sentissi mie le parole della canzone. Tolta la maglia, la feci girare in aria un paio di volte, quindi la lanciai sulla poltroncina nell’angolo. Feci due passi in avanti, quindi scesi, roteando i fianchi e il busto, piegando le ginocchia, finché non fui a terra a gambe aperte e mani dietro la nuca, davanti a lei. Continuai a guardarla e a muovere il ventre, ...
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