1. Ricordi...


    Data: 17/10/2018, Categorie: Hardcore, Autore: alwaysex

    Era passato un mese dall'ultima volta che avevano fatto l'amore, ma Alessandro si sentiva come se fosse passato un secolo. Come se fosse stato in galera. Come un detenuto che per decenni ha visto solo culi flaccidi e pelosi intorno a se, e adesso, finalmente, sta per mettere le mani su un bel tocco di carne liscia e morbida.Non sapeva se per Beatrice era lo stesso. Supponeva di sì. Sperava di sì. Con tutto se stesso. Perchè l'unica cosa che riusciva a pensare di poter fare non appena l'avesse rivista era di strapparle i vestiti di dosso e metterglielo dentro il più velocemente possibile. Dopo di che le avrebbe sorriso e le avrebbe detto ciao.Erano mesi ormai che si eccitava come un tredicenne ogni volta che pensava a lei. Ed era un problema serio perchè pensava a lei abbastanza spesso. Da quando aveva deciso di partira per raggiungerla, poi, la situazione era peggioratatulteriormente, invece di migliorare. Se ne era reso conto definitivamente in aereo, quando a un certo punto, durante il volo, era dovuto andare in bagno per masturbarsi. Si era seduto a cavalcioni sulla tazza, si era aperto la lampo dei jeans, se l'era tirato fuori, duro come un sasso, ed era venuto in meno di un minuto. Dopo, mentre si ripuliva la punta del pisello con un pezzo di carta igienica e guardava il suo sperma colare lentamente dentro al water, aveva pensato che quella era la prima volta che si riduceva così per una donna. Al diavolo, si era detto tirando lo sciacquone, ne valeva la pena. Lui era ...
    ... sicuro che ne valesse la pena. Dite di no? pensava... bè, dite così perchè non l'avete vista.Il taxi si fermò davanti agli uffici dove lavorava e lei era là, sul marciapiede, ferma a parlare con due uomini, forse due suoi colleghi, o forse due rompicoglioni. Beatrice era sempre circondata da qualche rompicoglioni. Era inevitabile. Alta e formosa, gonna al ginocchio e tacchi alti, sui quaranta. Un viso da modella. Capelli non troppo lunghi sciolti e splendenti sulle spalle, con dei riflessi rossi che, lui adesso lo sapeva, erano del tutto naturali.Gli dava le spalle, per cui non lo vide quando scese dal taxi che lo aveva portato fin lì dall'aeroporto. E gli dava ancora le spalle mentre le si avvicinava lentamente. Aveva deciso di non avere fretta, di camminare con un passo cadenzato, di respirare piano. Ma gli stava tornando duro. Eh, sì. Inequivocabilmente marmoreo mentre le guardava il sedere sodo, le caviglie sottili, la schiena dritta. E quando le fu più vicino e la sentì ridere per qualcosa che uno dei due rompicoglioni aveva appena detto, dovette lottare per non venire nei pantaloni come un idiota.Le toccò una spalla, lei si voltò, e sulla sua bocca carnosa e senza rossetto si dipinse una O di sorpresa. Occhi verdi, denti perfetti, pelle abbronzata. Non fu capace di dire niente, solo quella O muta. Mentre si guardavano Alessandro ebbe una visione fugace: il suo cazzo dritto serrato tra quelle labbra morbide. Ma scacciò subito quel pensiero. Troppo pericoloso. Lei mormorò ...
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