1. Io Sono Elbe |Prologo| La Mano che governa


    Data: 30/10/2018, Categorie: pulp, Autore: Cigno

    ... distanza avrebbero potuto sfuggirle. Controllò le iridi, poi abbassò una palpebra col dito per osservare le congiuntive. Erano ancora iniettate di sangue, segno di una carenza di sonno. Aprì la bocca. Fece alcune linguacce. Gonfiò le guance fino a tenderle del tutto. Poi le rilassò. Esercizi di mimica. Tentativi di rimanere presente a se stessa. Fece un passo indietro e tolse la maglietta del pigiama. I due seni affacciarono, bianchi e timidi, di fronte a lei, mentre continuava a guardarsi riflessa. Li osservò con la stessa intensità con cui i seni fissavano lei. Li soppesò con entrambe le mani poste a coppa sotto di loro, cercando di modellarli e uniformarli. Con i polpastrelli titillò entrambi i capezzoli, poi li strizzò. La sensazione dolorifica fu blanda eppure bastò a convincerla che essa fosse ancora padrona del proprio corpo. Abbassò i pantaloni del pigiama, senza staccare gli occhi dallo specchio. Le cosce brillavano luccicanti, nella stanza illuminata da luci chiare e potenti. L'inguine mostrava un cespuglio castano condensato a livello pubico. Si osservò ancora per qualche istante e successivamente entrò nella doccia. Azionò l'acqua gelida. Si piazzò sotto il getto. Aperse la bocca e imboccò dell'acqua per poi prontamente risputarla. Attese che si riscaldasse. Non appena il freddo lasciò il posto al calore, applicò una noce di bagnoschiuma sulla spugna e iniziò la pulizia. Pulì tra le gambe. Pulì tra i seni. Pulì il collo. Si bagnò i capelli e diede una mano di ...
    ... shampoo e una di balsamo. Era già avvolta da una nebbia calda e fitta. Una mano scivolò tra le natiche. Grattò con la spugna usando maggiore attenzione. Chiuse gli occhi, cercando di limitare il flusso di pensieri. Ogni volta che chiudeva gli occhi sotto l'acqua, tornava alla memoria quell'immaginifico sogno ricorrente. Lei sotto la pioggia, in una città buia e deserta. Si dedicò alle gambe, quindi ai piedi, cercando di intervenire tra gli spazi interdigitali. D'un tratto, qualcuno bussò alla porta. “Sei in doccia...?” Elizabeth si voltò di scatto. Nuda non tanto nel fisico, quanto nelle intenzioni. Nuda di spirito. “Ehm... si!” rispose. “Ok... ti lascio finire.” rispose William. “Puoi entrare se vuoi.” disse Elizabeth, cercando di nascondere un malcelato sentimento di disagio, nel momento esatto in cui pronunciava quelle parole. William entrò in bagno, osservando cautamente la scena che si offriva ai suoi occhi. Elizabeth, insaponata e offuscata dai vapori, lo fissava sorridendo, come ormai da tempo era abituato a vedere. Sensuale, nel suo modo semplice. Provocante, nella sua innocenza. Misteriosa, nella sua pacatezza. “Dovrei soltanto fare pipì... è un problema?” chiese William. “No tranquillo... io mi giro dall'altra parte. Non ti guardo!” rispose Elizabeth, coprendosi gli occhi come farebbero i giocatori professionali di nascondino. William entrò e cercò di non essere ulteriormente di impiccio più di quanto già non si sentisse. Elizabeth, voltata dall'altro lato, riusciva a ...