1. Io Sono Elbe |Prologo| La Mano che governa


    Data: 30/10/2018, Categorie: pulp, Autore: Cigno

    ... quattro, poi cinque. La seconda mano raccolse altra saliva dalla bocca e si diresse verso i glutei. Allargò. Toccò. Bagnò. Un gemito. Silenzioso ma presente. Ormai non c'era più traccia della Elizabeth stanca e inquieta. C'era solo uno spasmodico bisogno di alienarsi, utilizzando il piacere come mezzo di trasporto. Verso un mondo fatto soltanto da sensazioni. Sensazioni umide. Calde. Forse proibite. Accelerò la sfregata, per facilitare un secondo gemito, meno silenzioso. Poi un terzo. Poi un quarto. Un calore si fece strada, diverso da quello creato dai fumi della doccia, sciogliendo i muscoli delle gambe. Iniziò a tremare dal basso. Qualcosa stava lentamente trazionando il fondo uterino. Erano contrazioni. Era piacere. Era un orgasmo. Alla parola orgasmo, da lei mentalizzata durante quell'atto onanista compulsivo, sbarrò gli occhi verso l'alto. Iniziò a respirare a fatica. La bocca cercava aria. Le narici erano dilatate. Le braccia erano diventate nerborute e solidissime, per via della tensione muscolare cui erano sottoposte. Le dita quasi facevano male per la velocità con cui roteavano. Un gemito deciso e osceno venne prodotto dalla sua gola, ormai priva di qualsiasi inibizione. Pioggia di umori venne scaricata verso terra, lasciandola quasi sorpresa. Il piacere si diffuse attraverso le vibrazioni del suo corpo, fino alla nuca. Venne. Brillò come una bomba sotto le mani di un artificiere. L'orgasmo la morse come una vipera. In modo rapido, violento e ben localizzato. ...
    ... Cedette e dovette appoggiarsi alle pareti del box doccia per non scivolare. Si asciugò con il proprio asciugamano e tornò a guardare il proprio volto riflesso allo specchio. Gli occhi erano più rossi di prima. Le borse sotto gli occhi sembravano essere aumentate. Gli angoli della bocca ora apparivano meno serrati. Più alti. Più dolci. Tornò in camera e osservò William mentre si aggiustava il colletto della camicia. Lo guardò fisso, fino a che egli non si accorse della sua presenza. “Come sto?” disse lui, mentre indicava il suo abito. Lei rimase in silenzio. Doveva lasciarsi andare. Voleva lasciarsi andare. Fece dei rapidi passi verso di lui e lo avvolse attorno le sue braccia, dandogli un lungo bacio sulla bocca. “Ti amo.” disse lei. “Ehi... guarda un po' cosa sei riuscita a dire!” rispose lui. “Ho atteso troppo, forse?” Chiese lei, quasi imbarazzata. “No. Hai atteso il momento adatto. Come mai oggi sei riuscita a dirlo?” ribadì lui. “Qualcuno, tempo fa, mi ha insegnato una cosa: Se dopo un orgasmo desideri ancora una persona, allora è amore.” disse lei. William ascoltò con un certo stupore. “Amore... Cosa hai fatto in doccia...?” chiese lui, sornione. Si abbracciarono e si sdraiarono sul letto. Dopo qualche ora, vestiti e tirati a lucido, Uscirono da casa. Si baciarono sul pianerottolo e presero due direzioni opposte. William, oltre agli appuntamenti di lavoro, sarebbe dovuto passare da un negozio di gioielli per acquistare un articolo molto importante. Elizabeth invece vagò senza ...