1. Carlo


    Data: 31/10/2018, Categorie: Etero Autore: ssbbw69

    Quale è il limite di cazzate che si possono inanellare in un solo giorno? Anzi, in una sola serata? Me lo chiedo dando fondo al terzo pisco sour, mentre i contorni del locale iniziano a mescolarsi piacevolmente davanti ai miei occhi.
    
    Meno di tre ore fa ho sputato sul risvolto della giacca di un tizio.
    
    Sissignore. Ho proprio detto “sputato”.
    
    Come dite? Le signore non sputano come lama?
    
    Io bestemmio pure.
    
    Se cercate contesse, cercate altrove.
    
    Mi sono svegliata incazzata nera.
    
    No, non stamattina. Tipo 40 anni fa. E ancora non mi è passata.
    
    Va bene, adesso ordino il quarto pisco e vi spiego com'è andata.
    
    Milano. Ambiente alternativo o forse, come usa dire oggi, radical chic.
    
    Reading teatrale sulla follia.
    
    Sul palco io, Pier, attore, Barbara, autrice del testo e Michael, chitarrista.
    
    Qui si spaccano cuori, signori miei.
    
    A me piace far ridere, ma so far piangere come pochi.
    
    La mia voce si piega, si spezza al momento giusto, recupera, si alza, poi si abbassa fino a diventare un sussurro e poi riemerge, carica di rabbia e odio e disprezzo e disperazione.
    
    Sono una schizofrenica incendiaria. Sono una donna abusata dal padre. Sono una depressa spezzata dalle medicine.
    
    E il pubblico applaude e piange. Piange e applaude.
    
    Prima di ogni spettacolo sono la calma fatta persona. Mai un filo di ansia, mai una preoccupazione.
    
    Dopo, voglio solo fumare o bere qualcosa di alcolico. O entrambe le cose.
    
    E invece, ogni volta che scendi dal ...
    ... palco, ti ritrovi a stringere mani di perfetti sconosciuti, ad annuire e a ringraziare, con un sorrisetto ebete e la voglia di essere altrove.
    
    Dovrei essere felice, no?
    
    No. Per un cazzo proprio.
    
    Regalo sorrisi idioti e guadagno l'angolo bar. Vino e nemmeno di buona qualità.
    
    Riempio in maniera poco dignitosa il bicchiere e poi cerco una via di fuga per starmene in pace, quando un tizio mi si para davanti e attacca la tiritera dei complimenti.
    
    Alto, sui 60 ben portati, giacca e cravatta, occhialetti. Io sorrido e annuisco. E cerco di dileguarmi.
    
    Il tizio seguita a berciare.
    
    “...la potenza evocativa del testo...”
    
    Un passo verso l'uscita di sicurezza.
    
    “...mi è sembrato di annusare echi di Virginia Woolfe...”
    
    Da quando gli echi si annusano? Eppure giuro che ha proprio detto così.
    
    “...ma sarebbe meglio approfondire fuori da questo casino, non credi? Magari da me.”
    
    E lo dice allungando due dita sulla mia guancia destra. Dita che ricadono molli sulla spalla destra, tolgono un peletto inesistente dal mio seno destro e finiscono sul mio fianco. Destro.
    
    Di solito gli uomini mi rimproverano di non lanciare segnali (io 'sta storia dei segnali non l'ho ancora capita, ammettiamolo) ma ogni tanto, di fronte a queste cose, mi chiedo se qualcuno in fronte mi legga il cartello “zoccola: la do via come un freesbee e pure gratis”.
    
    Sono stanca.
    
    Sono incazzata.
    
    Sono depressa.
    
    Hai scelto la sera sbagliata, cocco.
    
    E senza dire una parola, raccolgo in ...
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