1. Carlo


    Data: 31/10/2018, Categorie: Etero Autore: ssbbw69

    ... bagno, poi rientra nel bar, silenzioso e vuoto.
    
    Io me ne rollo una, poi lo seguo, la gonna calata a coprire carne imbrattata di sperma e umori.
    
    “Mojito” mi dice, allungandomi il bicchiere.
    
    Bevo e fumo in silenzio, lui sistema le ultime cose del bar.
    
    Non ha il viso sereno di chi si è goduto una bella scopata, ma anzi ha un'aria vagamente corrucciata.
    
    Spiacente, bambino, oggi la casa passa questo.
    
    Sono attrespolata su uno sgabello davanti al bancone e l'immagine di me che mi restituisce lo specchio non mi piace nemmeno un po'.
    
    Giornata demmerda, dall'inizio alla fine.
    
    Complimenti.
    
    Con la cannuccia faccio gorgogliare le ultime gocce di rum.
    
    “Ti lascio finire il tuo lavoro e me ne vado a casa. Magari riesco a dormire prima delle 3”.
    
    scendo dallo sgabello e me lo ritrovo davanti, con l'aria di uno che ha un grosso rospo sullo stomaco e non vede l'ora di sputarlo.
    
    Senza una parola, mi prende entrambe le braccia e me le blocca, con forza.
    
    Poi si china su di me e mi bacia con rabbia.
    
    Io prima cerco di evitare il suo bacio e giro la testa, poi decido di lasciarlo fare.
    
    Dai baci violenti, ...
    ... passa a baci leggeri e delicati, quindi mi lascia le braccia e prende ad accarezzarmi la fronte e il viso.
    
    Mi bacia la fronte e poi, con gli indici, percorre l'arco delle mie sopracciglia.
    
    Sorrido.
    
    Lo faceva sempre anche Pascal, un venditore di borse che in Senegal aveva un sacco di mogli che ogni tanto riusciva a rifilarmi qualche acquisto.
    
    Mi diceva sempre che ero bella e poi mi accarezzava le sopracciglia.
    
    “Finalmente sorridi” mi dice lui.
    
    Io, di riflesso, smetto e di impulso lo abbraccio forte, appoggiando la faccia fra spalla e collo.
    
    La sua pelle, anche sudata, anche dopo una giornata di lavoro dietro al bancone di un bar, sa di buono.
    
    Vorrei rubargli un po' di giovinezza, qualche illusione e una manciata di speranza, ma in cambio non riuscirei nemmeno a lasciargli un buon ricordo.
    
    Dopo un primo momento di perplessità, Carlo ricambia l'abbraccio e per qualche istante rimaniamo fermi, naufraghi senza bussola e senza stelle in cielo.
    
    “Vado, è tardi”.
    
    “Domattina, cioé fra poco, faccio apertura. Vieni a fare colazione?”
    
    “No”.
    
    “Pausa pranzo?”
    
    “No”.
    
    “Aperitivo con pisco?”
    
    “Forse”.. 
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