Carlo
Data: 31/10/2018,
Categorie:
Etero
Autore: ssbbw69
... nel posto sbagliato al momento sbagliato, questa inconcludenza e questa fame di “altro” che non so placare.
“Tira giù la serranda” gli dico.
Lui mi guarda perplesso, poi capisce al volo.
“Stai zitto e scopami”.
Sono sdraiata a pancia in giù sui fusti della birra e i tappi metallici mi stanno martoriando i seni.
Niente baci, niente convenevoli.
Gli ho dato ordini secchi e precisi che lui ha eseguito senza fiatare.
A pancia in giù e col culo per aria, la gonna sollevata fino alla vita, due dita a preparare il terreno, poi lui che spinge con forza dentro di me.
Niente preservativo.
Gliel'ho chiesto io e lui ha ubbidito.
Sento il suo ansimare, il respiro pesante, suoni che gli si strozzano in gola.
Fatica a trattenersi, me ne rendo conto ogni volta che rallenta il ritmo e prende fiato con respiri profondi.
Pelle contro pelle. Sensazioni amplificate.
E io? Io che cosa sento?
Non lo so.
E allora mi concentro sul mio giovanissimo amante e cerco di capire che cosa possa provare lui.
I fianchi che sbattono contro il mio culo morbido, le mani, calde, sui fianchi. Un dito che scivola fra le natiche a cercare la parte più indifesa.
Lo incito a prendermi ancora più forte.
Sono anestetizzata, dall'alcol e dalla vita. Ho bisogno di provare qualcosa. Qualsiasi cosa.
E allora gli ordino di mordermi la schiena.
Lui si ferma, perplesso.
“Mordimi. Lasciami il segno”.
Lo sento che mi solleva la maglia, scopre la schiena e slaccia ...
... il reggiseno.
Poi appoggia i denti e preme contro la mia carne, ma con troppa delicatezza.
“Ho detto di mordermi”.
“Ho paura di farti male”.
“E' quello che voglio. Fammi sentire i denti”.
Carlo affonda i denti nella mia schiena. Piacere. Dolore. Strillo e gli intimo di non smettere. Voglio altri morsi.
Il giorno dopo avrò la schiena piena di lividi.
Chino su di me, mi prende con affondi cadenzati e contemporaneamente non smette di martoriarmi la carne.
Non lo so se mi piace.
Ma è qualcosa di molto simile al sollievo.
“Dove vuoi che venga?”
“Non ora. Aspetta”.
Lui si ferma, inspira a fondo un paio di volte, stringe i miei fianchi ancora più forte.
Senza voltare la testa, gli ordino di prendermi dietro.
“Davvero?”
“Davvero”.
La sua lingua. Saliva che cola.
Dita che invadono ed esplorano.
Quando pensa che io possa essere pronta, sento che appoggia la punta e spinge con delicatezza.
Troppa delicatezza, penso, così butto all'indietro i fianchi di colpo e me lo ritrovo tutto dentro, fino in fondo.
Giurerei di aver sentito il suono della carne mentre si lacerava, ma forse sono solo suggestioni.
“Adesso puoi venire” gli concedo.
Lui mi regala ancora qualche affondo, poi si scioglie dentro di me.
Seduti per terra, uno di fianco all'altra, sudato lui, indolenzita io.
Ho voglia di fumare. E di bere.
“Mi prepari qualcosa da bere?”
Lui annuisce, si alza, si riallaccia i pantaloni e, con passo incerto, va verso il ...