Carlo
Data: 31/10/2018,
Categorie:
Etero
Autore: ssbbw69
... bocca la saliva e prendo la mira.
Pieno petto.
Sputassi pallottole sarebbe già morto.
Faccio in tempo a vedere la sua faccia incredula mentre giro sui tacchi e me ne vado.
Una parte remota del mio cervello mi dice che il tizio è uno dei responsabili del circolo culturale che ci ha ospitati. E pagati. Ho come l'impressione che non ci saranno altre serate.
Passo davanti al Capo (l'autrice del testo) che firma autografi.
“Devo scappare, ti chiamo domani” le dico.
Domani mi si inculerà a sangue, mi sa.
Potrei scrivere un manuale: 100 e 1 modi per rovinarsi la carriera lavorativa.
Mi sento già ricca.
Recupero l'auto e torno verso casa, perdendomi non so quante volte.
Odio Milano. Non possiedo un navigatore. Nemmeno uno smartphone. Perché non sono stata a casa a rivedermi un paio di puntate di Shameless?
“Non hai una bella faccia”.
La voce di Carlo, il barista, mi distrae dai miei cupi pensieri.
“Serata dimmerda”.
“Con quattro pisco nello stomaco non so quanto migliorerà”.
“Ti prego, piccolo, non è il momento”.
“Odio quando mi chiami “piccolo”, lo sai”.
“Sei un ragazzino. Pure rompipalle”.
“Mi preoccupo per te”.
“Per tornare a casa devo fare 12 chilometri e la mia auto sa la strada a memoria”.
“Bello che tu venga apposta fino a qui per bere. Significa che in fondo un po' ti piaccio”.
“Al mio paese non c'è un bar che mi faccia il pisco sour”.
“Stronza. Mai una soddisfazione, eh?”.
Lo guardo. Carlo. Alto, magro, ...
... capelli rossi e ribelli che ogni tanto tiene legati sulla nuca, barba rossa, occhiali. Decisamente attraente. Irrimediabilmente giovane.
Ha la metà dei miei anni, studia, lavora part time e fa l'educatore in campi estivi gestiti dalla diocesi. Giuro. Un cattolico praticante.
E da qualche mese fa di tutto per convincermi a spalancargli le gambe.
“Sei troppo giovane e troppo cattolico. E io non faccio beneficenza e non faccio nemmeno “nave scuola” di secondo nome”.
“Potrei stupirti”.
“Ci credo, tesoro, al peggio non c'è mai fine”.
Carlo attacca con la litania delle sue mirabolanti capacità amatorie.
“Concedimi la scopata zero”.
“Prego?”
“Una scopata zero, cioé una scopata in cui ti faccio vedere quello che faccio, poi tu trarrai le tue conclusioni”.
“E se poi sei una sòla?”
“Fa parte del gioco”.
“E intanto tu ti diverti e ti svuoti...l'anima”.
Carlo ride e intanto tira su le sedie e passa lo straccio sul pavimento.
L'una passate e in tutta la città non gira un'anima.
Lo guardo mentre lavora.
È bello, giovane, ha un fisico armonioso e la faccia pulita di chi nella vita non ha ancora spalato troppa merda.
Vorrei dirgli che ho paura di contaminarlo, di rovinare la sua freschezza, i suoi sogni ancora intatti, le sue speranze che hanno tutto il diritto di vivere.
Ci dividono un quarto di secolo, un mare di fallimenti e disillusioni.
Scopami, ragazzino, sì, ma scopami via da dosso questa pesantezza, questo essere perennemente ...