1. L'amante lappone


    Data: 02/11/2018, Categorie: pulp, Autore: M.m

    Non volevo far altro che tornare a casa e che stendermi sul letto, senza moglie, senza figli, senza gatto che miagolasse, senza nessuno, volevo solo godermi la pace della mia camera, immaginarmi una vita migliore, immaginarmi qualcuno che mi volesse bene, che mi accarezzasse e che non mi ferisse, che non mi dicesse che ero sbagliato, che ero una nullita', una merda, volevo solo immaginare nel morbido del mio letto tutto questo, sognare una via di fuga, una vita rinnovata, un raggio di sole tra le nubi, una nuova speranza, mi sarei semplicemente accontentato di sognare tutto questo, di viverlo con la mia mente, di crearlo con la mia fantasia, eppure nemmeno quello mi fu concesso, mia moglie gridava forte il mio nome, mi aggrediva con la sua voce stridula e martellante, semplicemente mia moglie non tollerava che avessi un attimo di pace, di quiete, di tranquillità, che mi godessi un po' di pace dopo essere tornato dal lavoro, che non pensassi a nulla, che fossi sereno, non me lo meritavo, lei si era spaccata la schiena tutto il giorno per tenere a bada i gemelli, lei aveva sudato per cucinare loro qualcosa, lei si era alzata presto, si era data tanto da fare, aveva rinnegato se' stessa, aveva sacrificato un pomeriggio con le amiche, per prendersi cura dei figli che io le avevo dato, io invece mi ero limitato ad andare al lavoro, facevo l'ingegnere, ero in gamba, mi ero limitato a fare il mio lavoretto del cazzo mentre lei per tutta la giornata aveva faticato, aveva speso ...
    ... energie, aveva rovinato la sua salute, aveva dato tutta se' stessa per Marco e per Giulia, per i nostri figli, io invece non c'ero mai a casa, pensavo sempre a lavorare, mi disinteressavo della mia famiglia, non ero il marito perfetto, quello che faceva stare bene la moglie, quello che la coccolava, che la stringeva forte, che la amava alla follia, che pensava ai figli come il migliore dei padri, questo mi diceva lei, io non vivevo in virtù della famiglia, a differenza sua, che aveva rinunciato alla carriera, che aveva gettato nel cesso la laurea a Cambridge, che non faceva più niente che le piacesse, tutto per la famiglia, io non pensavo mai a loro, ero un ingegnere, non avevo tempo per loro, eppure a quella puttana di mia moglie le andava bene il mio lavoro, quando si vantava con le amiche, io, ingegnere, ricchissimo, che le portavo sempre dei gioielli nuovi, che mi permettevo di mandarli tutti due settimane all'anno alle Maldive, che avevo comprato la villa con tanto di piscina incorporata nella parte più di lusso di Milano, mentre loro, le amiche di mia moglie, avevano mariti operai, mariti che non le portavano alle Maldive, che non compravano loro borse di alligatore e cappelli di pitone, che non avevano tre macchine ultimo modello, che dovevano accontentarsi di qualche ridicolo appartamento, allora venivo bene io, io che ero ingegnere ricco, io che avevo il corpo perfetto, che ero sexy, io da esibire come se fossi un trofeo, una medaglia, l'unica vittoria della sua vita di ...
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