1. Mai rubare un'anima al diavolo


    Data: 04/11/2018, Categorie: Sentimentali Autore: Edipo

    ... Mariannina, delusa e infelice, si ammalò di una febbre che nessun medico sapeva curare non riconoscendone l'origine; i deliri causati dalla malattia le provocavano crisi di follia condite da urla strazianti e gemiti animaleschi. Un buon neurologo avrebbe saputo come curarla ma a quell'epoca di fronte a certi fenomeni si scomodava subito il Signore delle mosche, il Principe di questo mondo, l'Angelo ribelle. Il diavolo, insomma. Lo speziale Santangelo chiese a Ianuario di praticare un esorcismo alla figlia ma Il sacerdote rifiutò ritenendo che non vi fosse prova della presenza demoniaca. In realtà era refrattario anche solo all'idea di avere a che fare con l'orrida fanciulla ma anche questo gli si ritorse contro. Lo speziale chiamò un altro sacerdote, don Melone (si chiamava così, ridete pure) che era uno dei nemici di Ianuario. Nell'esaminare la presunta indemoniata ( che detto fra noi era piuttosto soddisfatta di avere finalmente attratto un po' di attenzione sulla sua persona) si rese conto che il nome di don Ianuario veniva fuori con fin troppa frequenza. Rizzò le antenne e si volle convincere che il confratello avesse a che fare con il caso di possessione. Scrisse subito alle autorità religiose della provincia segnalando la delicatezza del caso e i sospetti che nutriva verso don Ingravallo e poco dopo il vescovo inviò come, diciamo ispettore, o meglio , inquisitore, un francescano chiamato frate Prospero da Montescuro, un religioso integerrimo, incorruttibile, ...
    ... rigorosissimo, in una parola fanatico. Ogni epoca ha avuto il suo fra' Prospero e possiamo riconoscerne le fattezze ad esempio negli odierni terroristi islamici e non è solo questione di fanatismo religioso perché i fra' Prospero si sono travestiti anche da ufficiali nazisti o da guardie rosse. Il nostro frate conosceva la fama di corruzione che circondava don Ianuario e prima ancora di iniziare l'inchiesta aveva già emesso la sentenza di condanna. Parlò con Mariannina e questa gli raccontò come il prete si fosse denudato davanti a lei nel confessionale e l'avesse convinta che quell'affare che gli pendeva davanti era il demonio che doveva essere ricacciato nell'inferno e l'inferno era la bocca della ragazza. Se frà Prospero nella sua vita avesse letto il già citato Boccaccio avrebbe riconosciuto nel racconto della ragazza il plagio di una novella del Decamerone ma incredibilmente né lui né gli altri inquisitori lo notarono mai. Questi rapporti orali secondo il racconto di Mariannina erano stati numerosi e ogni volta veniva indotta a bestemmiare la Trinità, la Vergine, i santi e i dogmi della Chiesa, a sputare sull'eucarestia, a recitare una versione blasfema del Padre Nostro che iniziava con le parole: Satana nostro che sei sulla terra, sia fatta la tua volontà. Frate Prospero credette, volle credere, non trovò motivo per non credere, che don Ianuario avesse introdotto il demonio nel corpo della fanciulla. Il caso, o meglio la sfortuna, volle che altre due ragazze dei dintorni in quel ...
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