1. La troia di una vita


    Data: 04/11/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: Inconsolabile

    ... a chiavarla. Glielo dissi, e lei me lo confermò. “I primi due mi hanno solo chiavato, poi il terzo, un brutto ceffo mi ha messo in ginocchio, ero sul sedile dietro, e mi ha inculato con un colpo forte. Dopo che lui è venuto anche gli altri due hanno voluto mettermelo nel culo così li ho presi tutti tre”. A quel punto cominciò a gemere di godere, fino a che il gemito si trasformò in un vero grido di piacere, con io che la inondavo di sborra. All’indomani mattina mi alzai per primo e in bagno vidi un pezzo di carta igienica sul mobiletto dei suoi trucchi. Lo guardai e vidi che era stato usato per scrivere un numero di telefono. La scrittura era con una matita per gli occhi. Portai la colazione a letto a mia moglie e le chiesi che cosa era quel numero. Come faceva in occasioni simili, ridacchiò un po’. Poi finito di mangiare la sua fetta biscottata, mi raccontò che il tipaccio dei tre, quello che l’aveva inculata per primo quando avevano finito tutti tre le aveva scritto un numero di telefono all’interno delle cosce, dicendole, “quando vuoi un po’ di cazzo, chiama”. –Te lo sei scritto. Alzò le spalle e fece un risolino. –Sei proprio una bagascia – le dissi mentre le infilavo il cazzo nella figa con gesti forti da farla lamentare. Dopo un paio di giorni, finito il pranzo, ci spostammo in salotto e mentre passavamo vicino al telefono le indicai il biglietto su cui avevo riportato il numero che aveva scritto sulla carta igienica. –Potresti passare un bel pomeriggio… – la ...
    ... provocai. Dopo un po’ che eravamo in salotto si alzò e sentii che telefonava. “Ciao, sono la rossa dell’altra sera – disse con voce calda – Mi sto annoiando un po’.” Fece una pausa “va bene, in piazza Colombo verso le tre e mezzo”. Poi cominciò a prepararsi, senza dire nulla. Dopo un po’ si affacciò in salotto, tutta truccata e un abitino verde che le donava moltissimo per il contrasto con i capelli rossi. Sussurrò appena: “vado, ciao”. Per me cominciò un pomeriggio di grande eccitazione. Non riuscivo a star fermo più di cinque minuti. Dopo un po’ non potei fare a meno di farmi una sega. Poi uscii. Tornai all’ora di cena, pensando che l’avrei portata a mangiare una pizza. Ma non la trovai a casa. Arrivò una buona ora dopo. Con il volto sconvolto. Quando entrò in casa non disse nulla, fece solo una smorfia come a dire: “quanto…”. Non resistetti e la spinsi subito in camera da letto. La spinsi di traverso e le infilai le mani sotto la gonna tirando via le mutande con un colpo secco. “Fai piano, ma fa male…” – Non rompere i coglioni, troia. – Le dissi puntandole sulla figa il cazzo che era diventato duro mentre andavamo verso il letto. Con un colpo secco la presi ed effettivamente non avvertii neanche un minimo di resistenza. Le grandi labbra erano flaccide, larghe. –Sei sfondata, bagasciona. È stato uno che ti ha chiavato tanto o nei hai presi diversi? Non rispose subito. Solo quando le tirai i capelli parlò. “Tanti, ne ho preso tanti”. – Quanti? “Mi sembra cinque ma non capivo più ...
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