1. Una signora perbene


    Data: 14/11/2018, Categorie: Etero Autore: Mr Gwyn

    Questo racconto è stati scritto a quattro mani. L'autrice che ha cortesemente accettato di collaborare con me non scrive su questo sito. A lei vanno i miei ringraziamenti. Francesca non si dava pace, continuava a scorrere le app dello smartphone senza una particolare necessità, accavallando le gambe ogni volta da un lato diverso, mentre la poltroncina della sala d’aspetto scricchiolava sotto il suo culetto. D’un tratto decise di spegnere il cellulare e metterlo in borsa. Ormai era lì e non voleva essere disturbata da nessuno, né con chiamate né con messaggi. Spostò lo sguardo sulle unghie per passare il tempo: le portava lunghe e smaltate di giallo lucido. Davano un certo dinamismo alle sue mani, una sensualità viva ma un po’ appassita. Del resto era così che si sentiva ed i suoi tentativi di riprendersi da quello stato d’animo non stavano funzionando. Era andata in crisi. Forse era la classica crisi di mezz’età, o forse stava solo impazzendo. Suo marito non la faceva eccitare più come un tempo. Le goliardiche scopate in macchina, in segreto e di nascosto dai genitori erano un lontano ricordo dei loro passati vent’anni. Nemmeno la vita coniugale degli inizi, fatta di colazioni a letto e sorprese piccanti tra pomeriggi passionali e serate di fuoco erano più riproducibili. Non sapeva come tutto fosse iniziato, sapeva solo che gradualmente, aveva smesso di bagnarsi, di eccitarsi e infine, di godere. Continuò a fissare le sue unghie e le venne un tremito al basso ventre. Eccolo, ...
    ... pensò. Questa è la vecchia sensazione dell’eccitamento. Lo smalto giallo lo aveva messo per un motivo. Quella furtiva sega fatta al collega di lavoro con quelle unghie, l’aveva destata dal torpore sessuale e le aveva ricordato che lì fuori c’era ancora un mondo di goduria, che forse si era lasciata alle spalle da troppo tempo. Per un attimo rivide il pene turgido di Maurizio tra le sue mani. Era così caldo, duro e… magnifico. Quel ricordo la fece eccitare ancora di più. Tra le sue mutandine qualcosa cominciava ad uscire, a bagnare la situazione. Fare quella semplice sega ad un collega in pausa dal lavoro, aveva fatto scoppiare in lei una voglia assurda di sesso extraconiugale. Per questo si trovava nella sala d’aspetto di quell’angusto centro massaggi. “Signora Damiani? Prego, è il suo turno.” Francesca seguì la voce alla reception. Sollevò il borsone e si accomodò nello spogliatoio indicato dalla signorina. Una stanzetta con una finestrella piccolissima posta nella parte più alta della camera, illuminata da una grossa lampada in un angolo che lasciava – forse volutamente – in penombra la maggior parte della stanza. Una stanza alquanto minimale per un centro massaggi, pensò Francesca mentre cominciava a spogliarsi per infilarsi l’accappatoio. Quando uscì da lì, la signorina della reception le indicò una stanza adiacente. Francesca varcò la soglia e rimase confortata dalla sua eleganza. Non era molto grande e con una finestra piuttosto piccola, però i punti luce sulle pareti ...
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