Il fruttivendolo
Data: 14/11/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: tanganica
... il cazzo fuoriuscire, come se fosse stato respinto, come ospite poco gradito. Anche se stavolta eravamo riusciti a metà dell'impresa il dolore mi aveva bloccato e sembrava quasi che questa benedetta penetrazione non ci sarebbe stata più. Per quasi due giorni avevo bruciori al culo, ma il desiderio di riprovarci era grande, ma come si dice non c'è piacere senza dolore al quarto giorno gli chiesi di continuare l'opera che avevamo iniziato. Ci preparammo come la prima volta, mi inginocchia, lui rifece lo stesso trattamento dell'olio al mio buco, mi disse di riprenderlo in bocca per farglielo diventare duro e di imparare a sopportare il dolore perché desiderava penetrarmi completamente col suo cazzo e rompere così l’ultimo ostacolo al totale godimento. Io lo succhiai con piacere e poco dopo divenne duro raggiungendo quella gagliarda maestosità. Stavolta però oliò tutta l’asta fino alla radice, poi fattomi mettere in posizione “pecorina” mi fece allargare le natiche con le mie mani, lui tenne aperto il buchetto con le sue dita, mentre la destra teneva e dirigeva il cazzo verso il mio buchetto. Sentii la liscia cappella entrare lentamente ed aprirsi il passaggio, subito la sentii tutta dentro, ma, a differenza della volta precedente non ci fu troppo dolore, era più che altro un fastidio. Anch’io desideravo che mi sfondasse, che entrasse tutto dentro di me, perciò assecondai i movimenti andando incontro a quel grossissimo arnese che penetrava in me allargando inesorabilmente il mio ...
... “buco”. Sentii il grosso e lungo cazzo scivolare lentamente dentro di me, sembrava non finisse mai, di tanto in tanto si fermava per far sì che i muscoli si adattassero al membro e fare in modo che il dolore fosse sopportabile. Quando la lunghezza del cazzo ebbe superato la metà per l’eccessiva eccitazione, non riuscì trattenersi e sborrò copiosamente, ciò a me dispiacque perché riuscivo a sopportare quella lenta e lunga penetrazione.Ci riposammo dalle fatiche e ci ripromettemmo di rifarlo l’indomani per completare definitivamente l'opera. L'indomani ripetemmo le stesse cose del giorno prima con la lubrificazione del mio buco, il succhio e la leccata del suo uccello per farlo diventare dritto e duro come il ferro che lui badò a lubrificare e rendere liscio e scivoloso, quindi si pose dietro di me, mentre io collaboravo tenendomi le chiappe aperte con entrambe le mani, lui mise la cappella contro l’orifizio e spinse decisamente. Forse era troppo il desiderio di entrambi che subito lo sentii scivolare dentro e con un’altra spinta n’entro oltre la metà, il cazzo ben oliato entrava come una lama di coltello nel burro. Io quasi non sentii più dolore, pertanto lo incitavo a continuare, a spingerlo pian piano sempre di più e fino in fondo. Desideravo sentire dentro tutto il cazzo, desideravo sentire i coglioni sbattermi contro il perineo, volevo sentire i suoi peli pubici strofinarsi sulle mie natiche. Ad esaudire i miei desideri fu la sua voce che mi disse: “Adesso tieniti il culo ...