1. L'allevatrice di cani


    Data: 15/11/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: Mirosa, Fonte: Annunci69

    L’allevatrice di cani
    
    Agli inizi degli anni 60, Magda tornò al cascinale, ormai abbandonato, dov’era nata e vissuta, portandosi appresso una figlia, Gilda che sono io, avuta dall’uomo del quale neppure ricordava più il nome, che l’aveva sedotta e portata via da lì. Insieme a lei c’era un ragazzo padre con suo figlio, mio coetaneo, Gigi. All’epoca avevamo sei anni.
    
    Avevamo vissuto bene, come i contadini d’un tempo, nutrendoci di ciò che ricavavamo dalla terra e dagli animali che allevavamo.
    
    Giunsero altri hippyes, qualcuno coltivò marijuana, qualcun altro portò l’erba in città, la barattò con altre droghe; inevitabilmente ci fu chi, fatto d’acido, fece delle puttanate, intervenne la legge ed andò tutto affanculo.
    
    Si salvò Magda, che come droghe usava soltanto la noce moscata per i tortellini ed i chiodi di garofano per il vin brulé; tutto il paese garantì per lei, così, oltre a non separarci, le diedero Gigi in affidamento e una quota mensile per mantenerlo.
    
    Passarono undici anni appaganti, poi si presentò una donna, Katia, relativamente giovane, rossa di capelli e formosa, che prospettò a Magda la possibilità di mettersi in società. Lei avrebbe allevato delle razze di cani e se Magda le avesse messo a disposizione la stalla, tra l’altro vuota, oltre a darle vitto ed alloggio, ci assicurò che fra non molto tempo, avremmo cominciato a dividerci gli utili. Fu di parola, e un’ulteriore vantaggio, non da poco, l’avemmo Gigi ed io, poiché possedeva un furgone a tre ...
    ... posti anteriori, con il quale ci trasportava ogni giorno in città, dove frequentavamo il quarto anno delle scuole superiori e dove lei gestiva un negozio d’animali.
    
    Durante quei tragitti ci spinse alle confidenze fino al punto di farci raccontare i nostri segreti sessuali. Lo fece subdolamente, e capimmo, che se avessimo rifiutato il dialogo su quell’argomento, avremmo fatto la figura dei piscialetto; ipotesi che scartammo immediatamente, per il fatto, che sia Gigi, sia io, avevamo eletto Katia a nostro idolo e perciò non volevamo deluderla.
    
    Fra noi due, studentelli esemplari e assidui frequentatori della parrocchia, non avevamo mai toccato quell’argomento; tuttavia, incoraggiati da lei, ci confidammo e lo facemmo un giorno mentre ritornavamo per pranzo, al cascinale. Non provai vergogna mentre raccontavo:
    
    «Uno dei primi giorni che tu eri qui con noi, ho visto spuntare da sotto la pancia del tuo bassotto, il pene rosso e lungo e sentendomi la cosina bagnata, sono andata a esplorarla, l’ho accarezzata e ho provato piacere. Da quel giorno me la tocco in continuazione, al punto, che porto sempre delle gonne con una finta tasca laterale per godere in qualsiasi momento lo desidero come appunto sto facendo adesso e Katia aveva sorriso dicendo «Continua pure a farlo, Gilda, intanto che sentiamo come gioca Gigi col suo pisellino.» E Il mio amico parlò:
    
    «Avevo dieci anni quando ho sentito per la prima volta addosso a Magda un odore che mi ha eccitato e che me lo ha fatto ...
«1234»