Il compagno di classe di mio figlio 2
Data: 16/11/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Raccontando
... hai, 26, 27?»
«27 signor Mario».
Guardava in basso e il suo volto aveva palesemente assunto un colore rossastro».
«Te ne fai molte di seghe?» Lo chiesi ridendo, eppure il tono della domanda pretendeva una risposta.
Il ragazzo adesso non mascherava più il suo imbarazzo, né la sua incredulità per quelle domande così personali, mai fatte in precedenza. Il mio povero dipendente era incerto se rispondere o meno. Probabilmente non aveva capito se stessi scherzando. Pertanto divenni più incalzante:
«Allora, te ne fai molte di seghe Giovà?»
«Non molte, signor Mario».
Mi avvicinai a lui. Eravamo ancora seminudi. Mi guardava stranito il poveretto.
«Non sarebbe meglio te la facessi fare da qualcuno una sega?»
«Si signor Mario».
«Vuoi che te la faccio io?»
«Eh?» La sua risposta era un modo per prendere tempo. Non stava capendo se lo stessi prendendo in giro o meno.
Da parte mia, la parte razionale di me era stata già imprigionata e rinchiusa dal folle erotismo che mi aveva invaso. Senza pensare alle conseguenze di ciò che stavo facendo gli misi una mano sul pacco. Il semplice contatto con quel cazzo ancora a riposo sotto le mutande mi portò in uno stato di euforica eccitazione. Glielo strinsi forte, come se volessi strapparglielo. Giovanni emise un piccolo grido di dolore, tuttavia restò impassibile. Probabilmente si stava chiedendo se si trovava al cospetto di una persona diversa, oppure era vittima di uno scherzo. Io ero eccitato e tempo e voglia ...
... di scherzare non ne avevo. Mi inginocchiai e mi avvicinai a quel cazzo che, era impossibile non notarlo, stava via via aumentando le sue dimensioni. Avvicinai il naso alle mutande e potetti percepire quell’intenso profumo di maschio che annulla ogni freno inibitore. Giovanni restava fermo. Ormai aveva capito che non si trattava di un gioco, pur tuttavia non aveva il coraggio di reagire. Afferrai il suo cazzo ancora coperto dal leggero strato di cotone con le mie labbra. Premevo leggermente percorrendone tutta la lunghezza, per poi tornare al punto di partenza. Questo movimento eccitò il ragazzo e il suo cazzo, proprio nella mia bocca, assunse una consistenza enorme, come avevo previsto ammirandolo a riposo. La sua cappella rossa fece capolino dall’elastico degli slip e non mi feci scappare l’occasione di assaporarla, prima con la lingua, poi ingoiandola come una ingorda puttana.
Immediatamente, quindi gli calai le mutande lasciando che il suo grossissimo cazzo imperasse sul mio volto. Lo percorsi con la lingua dal glande in giù, mentre con le mani soppesavo quelle palle così grandi, così cariche di nettare che non vedevo l’ora di assaggiare. Non so come fosse possibile, eppure gli feci un pompino da vero professionista. Inizialmente ebbi dei conati, quando la sua capocchia raggiungeva le mie tonsille; ma superai presto l’empasse respirando col naso quando quella nerchia sublime mi penetrava la bocca fino in fondo. Cercavo di non perdermi un millimetro di quel palo di carne ...