Il compagno di classe di mio figlio 2
Data: 16/11/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Raccontando
... così gustoso, lo succhiavo lentamente, con intensità. Avrei continuato per giorni se avessi potuto. In quel momento ero in uno stato di estasi, volevo quel cazzo in bocca e lo volevo tenere più a lungo possibile. Le mie mani libere giocavano con le sue belle palle pelose. Di tanto in tanto gli accarezzavo le sue pelosissime chiappe, oppure gli tiravo lievemente i peli pubici.
In un primo momento Giovanni subiva passivamente il mio pompino. Tuttavia, in seguito, preso anche lui dall’eccitazione spingeva più a fondo, muovendo il bacino avanti e dietro, tenendomi la testa. Il rapporto aumentò di intensità e proprio mentre gli stingevo le chiappe sborrò direttamente dentro la mia bocca. I suoi schizzi mi arrivarono direttamente in gola. Cercai di allontanare la testa, non perché non volessi bere il suo seme, ma giusto per permettere a qualche schizzo di rimanermi in bocca, sul palato e sulla lingua, per gustarne al meglio il sapore. Ed il sapore di quella densa sborra calda mi piacque ancora più della mia. Gli ripulii al meglio il cazzo.
Mi sollevai da terra e lo guardai negli occhi. Giovanni era intimorito, incapace di dirmi una parola.
«Adesso ricambiami il favore e succhiamelo». Non era una richiesta, era un comando.
«Ma signor Mario io non…» non sapeva che dire.
«Forza Giovanni, inginocchiati e succhiamelo o ti licenzio». Ma cosa mi passava per la testa? Cosa avevo fatto?
Non so se fosse stata la minaccia del licenziamento o semplicemente il mio tono ...
... autoritario. Sta di fatto che, alla fine, Giovanni si inginocchiò. Non riuscivo a comprendere il significato della sua espressione che poteva significare o estremo disgusto, oppure una gioia inaspettata. Osservò diversi secondi il mio uccello, come se ne fosse ipnotizzato. Lo studiava e indugiava troppo nell’eseguire quel comando. Il suo tentennamento mi innervosì e, di conseguenza, senza neanche pensarci, gli mollai un ceffone che riecheggiò nell’officina deserta. Sollevò gli occhi impaurito e, quando incrociò il mio sguardo adirato, ruppe ogni indugio e spalancò la bocca. Lo prese tutto d’un fiato, come se, così facendo, si potesse togliere subito il pensiero. Gli bloccai la testa perché io,invece, non ero per nulla intenzionato a fare una cosa veloce.
«Succhiamelo dai», gli dissi, facendo uscire il cazzo dalla sua bocca per poi reintrodurlo. Giovanni cominciò a tossire e rivoli di saliva gli colavano da entrambi i lati della bocca. Era sicuramente un principiante e non accennava neanche a un qualche miglioramento. Capii che stava eseguendo quel pompino solo per eseguire un mio ordine, non perché gli piacesse minimamente. In quel momento non mi interessava affatto; anzi, la situazione mi eccitava ancora di più. Cercai, quindi, di guidarlo con le mie mani ma non ci fu verso. Quel coglioncino da quattro soldi proprio non riusciva a calibrare il respiro. Dopo altri vani tentativi, mi fece male anche alla cappella coi denti. Così, dopo averlo preso dai capelli, lo allontanai da ...