Rapito
Data: 17/11/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: shinigami83ge
... espressione soddisfatta ed un sorrisetto sadico la infila in tasca.
“cosa vuoi? chi cazzo sei? cosa ci fai qui?” lo tempesto di domande di nuovo carico di adrenalina nel sangue
“mi sto appropriando di qualcosa che è mio”
“cosa dici? Non capisco”
“mi hai già rotto il cazzo con le tue domande” dice con voce scazzata “il discorso è molto semplice, il tuo miglior amico è un tossico e per saldare il suo debito con me ti ha venduto; mi ha garantito che sei uno schiavo umile e servizievole una volta educato”
“non ci credo, Andrea non farebbe mai una cosa del genere”
“pensa quello che vuoi, ciò che conta è che adesso sei una cosa mia” ed inizia ad avvicinarsi verso di me
“no, aspetta… fermo.. cosa cazzo vuoi farmi?”
Con la mente offuscata dall’agitazione inizio ad indietreggiare verso la cucina, devo trovare un coltello, un arma, qualunque cosa per difendermi.
L’uomo avanza lentamente, sembra divertito dalla mia agitazione. Approfittando del vantaggio che ho su di lui corro in cucina, apro il cassetto delle posate e…
Vuoto, il cassetto è completamente vuoto. Sempre più in preda al panico apro anche la lavastoviglie, ma pure lì nulla. Non ci sono coltelli, ne piatti, ne bicchieri, ne bottiglie di vetro, la mia cucina è praticamente vuota ed ora capisco quella sensazione di prima.
L’uomo si affaccia alla soglia della cucina
“sono in casa tua da questa mattina appena sei uscito, posso assicurarti che non troverai nulla da poter usare come arma. Devo ...
... ammettere che l’espressione di paura sul tuo volto mi sta eccitando da matti” dice tastandosi vistosamente il pacco
“tu sei pazzo… lasciami andare”
Senza riflettere provo a scaraventarmi sull’uomo per cercare si buttarlo a terra, ma la sua prestanza fisica è ben più alta della mia e quasi fossi fatto di carta, afferrandomi per la maglietta mi scaraventa per terra nel corridoi di ingresso.
Sbatto la testa contro il muro e dolorante rimango disteso sul pavimento mentre l’uomo divertito si avvicina a me.
“direi che possiamo incominciare a giocare”
Ancora stordito sento lo sconosciuto accucciarsi vicino a me e prima di capire cosa stia cercando di fare mi ritrovo senza scarpe.
“lasciami” mi lamento, sperando possa sortire qualche effetto, ma incurante delle mie parole l’uomo afferra le mie gambe e tenendole ben strette inizia a slacciarmi la cintura dei pantaloni.
Mentre mi riprendo dall’urto provo a scalciare e ad impedirgli di aprire i miei pantaloni, ma la stretta del suo braccio sulle mie gambe e la forza delle sue grosse mani fanno di me poco più di un bambino al suo confronto.
Aperto il bottone e la cerniera dei pantaloni si alza in piedi e afferrando i miei jeans dal fondo inizia a tirare sfilandomeli con prepotenza e lasciandomi lì per terra in mutande.
Libero dalla sua presa mi alzo in piedi e di istinto vado verso la porta di ingresso, ma è chiusa a chiave, non posso uscire, entro allora nel salotto di fianco e provo a chiudere la porta, ma la ...