La donna di un'altra
Data: 18/11/2018,
Categorie:
Lesbo
Autore: Miriana, Fonte: EroticiRacconti
Appena dopo il capodanno, nel caseggiato dove abito, sono venute ad abitare due giovani studentesse, entrambe molto avvenenti, una delle quali si atteggiava alla Belen …, “ ovvero, ce l’ho soltanto io …! ”. Talvolta riconosco di essere anch’io un po’ scorbutica, specialmente quando mi sveglio male, ma questo non mi fa essere scortese col prossimo, anzi, mi impongo, in quel frangente, una maggiore educazione e gentilezza. La tipa, invece, pareva saziarsi dell’odio che riusciva a fomentare contro di se dalle persone che l’incrociavano. Una mattina, mentre rientravo dalla mia solita corsa al parco, il Cigno con il cervello da papera, attendeva l’ascensore, il quale, raggiunse il piano terra proprio in quel momento, pertanto, io m’infilai nell’ascensore insieme alla pennuta che, senza alcuna esitazione, pigiò il tasto del quarto piano senza degnarsi di chiedermi a quale salivo io. Mentre usciva dalla cabina la ringraziai, ironicamente, poi intonai il ballo del qua qua, mentre, lentamente, premevo il tasto per salire al quinto. Prima che le porte si chiudessero, la sentii mormorare: “ Stronza …! ” epiteto che mi legai al dito e prima o poi ricambiato con i dovuti interessi. Appena il giorno dopo a quell’episodio, verso le dieci del mattino, espletata la mia corsa giornaliera, sentii suonare alla porta del pianerottolo, il classico dindon, diverso dal gracchiar cupo del citofono generale. Era la coinquilina dell’insulsa dell’ascensore. “ Mi scusi se la disturbo, signora … ma devo ...
... urgentemente andare da mio padre che sta malissimo. Purtroppo, la mia amica, si è dimenticata di prendere le chiavi di casa, e non so proprio come fargliele avere. Le posso lasciare a lei …? E’ l’unica che mi abbia aperto la porta. Il caseggiato sembra essere deserto stamane! ” Avrei volentieri rifiutato per il fatto che si trattava dell’oca selvaggia, ma la poverina che chiedeva di farle quella cortesia, mostrava angoscia nella voce, una seria preoccupazione per il proprio genitore, così, accettai di buon grado. Verso le cinque del pomeriggio, dopo avere quasi rivoltato la casa per fare le pulizie, sudata, mi buttai sotto la doccia abusando abbondantemente di uno bagno schiuma molto reclamizzato, il quale, a parer mio, non mentiva affatto sulle sue proprietà emollienti. Proprio in quel momento sentii il dindon. Imbestialita più di una iena, inforcai l’accappatoio e mi precipitai ad aprire. “ Mi dai le chiavi …? ” , chiese, senza alcun cenno di ringraziamento, la Belen del quartiere. “ Entra, chiudi la porta e poi aspetta che finisco di fare la doccia ” risposi il più sgarbatamente possibile, intenzionata a farla attendere il più a lungo che potevo. Rientrata nella doccia, ricominciai a insaponarmi e nel mentre a cantare il fatidico ballo del qua qua con una certa potenza di voce che era impossibile per lei non sentirmi chiaramente. Mentre mi risciacquavo, un lieve fruscio destò la mia attenzione. La porta del bagno si era leggermente aperta e, dalla penombra del corridoio, ...