La donna di un'altra
Data: 18/11/2018,
Categorie:
Lesbo
Autore: Miriana, Fonte: EroticiRacconti
... chiaro che la richiesta era anche la mia volontà, e cioè, non desideravo altro che bearmi del suo sesso profumato dalla lussuria, saziarmi dell’umore che inumidiva le sue grandi labbra, aperte, ed esposte in un’offerta che mi avrebbe appagata. “ Non essere avara con quell’arnese che ti ritrovi fra le labbra, entra di più in me, più profondamente che puoi …: ancora, ancora di più, dai, entra, entra … sì così …! ” continuava a ripetere con un filo di voce presa dalle convulsioni che prevengono il piacere, quell’orgasmo che però non s’era verificato ancora, che la costrinse a ripensare al divieto che mi aveva imposto. “ Mettimi le dita dentro, allargamela con le mani, muoviti! ” mi supplicò, agitando il bacino per ricevere con più capacità le mie dita, unite in tal modo da ricordare una pera, stretta in punta e piuttosto invasiva verso il basso, la quale, con mia grande sorpresa sprofondò in lei senza alcuna resistenza, inghiottendo persino una parte del mio polso. “ Perché ti fermi …? ” mi chiese indispettita, vedendomi dubbiosa, timorosa di procurarle danni irreparabili, una volta che l’eccitazione l’avesse abbandonata. Per scacciare ogni mia paura, mi prese il polso con entrambe le mani e colmò, con una pressione terribile, lo spazio che ancora separava il mio pugno dal fondo della sua vagina, esplodendo, di conseguenza, nel più devastante orgasmo dall’inizio della nostra relazione lesbica, invogliando anche me a provare quell’esperienza, l’intrusione innaturale che l’aveva ...
... quasi fatta impazzire di piacere. Deviazione sessuale che mai avevo desiderato in un modo così esclusivo, realizzato unicamente con una donna, il cui corpo perfetto, i seni alti, il ventre piatto, i riccioli neri del pube, le gambe lunghe e tornite alla perfezione, erano alla mia portata, mi eccitavano a tal punto da soggiogarmi, rendermi schiava, succube volontaria e pronta a sacrificarmi ad ogni sua più illogica richiesta, persino se essa avesse significato subire esclusivamente del dolore. E lei questa mia attuale condizione fisica, ma soprattutto morale, l’aveva intuita, visto che appena era riemersa, tornata alla realtà, mi aveva posizionata con le gambe aperte di fronte a se, si era inumidita le mani con molta saliva, poi le aveva giunte come se intendesse pregare, e subito dopo aveva iniziato a introdursi fra le labbra del mio sesso lentamente ma con decisione, con una determinazione tale da farmi intendere che non si sarebbe fermata fino a quando, le sue mani, insieme, non avessero toccato il fondo della vagina. Per un breve attimo, tentai di fare resistenza con i muscoli laterali del mio sesso, ma ben presto, la forza impressa da lei, vinse le mie già poche energie, perciò lasciai che lo stupro anelato giungesse a termine, che la mia sadica compagna d’avventura sessuale, straziasse la mia intimità a suo piacimento, e forse, al termine di tutto, anche del mio. E quando alla fine raggiunse il suo obiettivo, dilatandomi la vagina fino a farla sanguinare, si ritrasse di ...