1. La testa parlante


    Data: 25/11/2018, Categorie: pulp, Autore: Alba17, Fonte: EroticiRacconti

    Questo racconto è stato scritto quasi un anno fa a seguito di una simpatica gara di pulp tra me, Cigno e Tibet. Per motivi miei l'avevo tolto dal sito. Adesso lo ripropongo in onore di Cigno, con la speranza che ritorni tra noi. Manchi amico. --------------------------------------------------------- Strade deserte e rumori assordanti. Guardo. Anche oggi si sentono degli spari, ma nelle strade non si vede anima viva. All'improvviso appare un vecchio che cammina a testa bassa. Si appoggia ad un bastone che sento ticchettare, un ticchettio ogni due passi. La cosa che più mi impressiona è che cammina a testa bassissima, con il busto quasi parallelo alla strada. Cammina. Cammina e non si guarda in giro neanche quando deve superare un ostacolo. Lo seguo. Mi incuriosisce. Non ho nulla da fare e, tra l'altro, la sua figura mi è familiare. Volete sapere chi sono io? Sono il fumo di un corpo bruciato che ora non c'è più, sono i pezzi di cuoio capelluto sparsi per la strada sulla quale mi hanno trascinato, sono la pelle incastrata nei buchi dell'asfalto rovinato, sono gli occhi che, anche da morto, hanno visto ancora terrore. Occhi staccati dalle orbite e persi sulla strada. Sono l'incubo peggiore che una persona possa immaginare. Pensavo che almeno da morto mi avrebbero lasciato in pace, seppellendomi per dimenticarmi. Invece non è così. Ma non devo lamentarmi. Me lo sono meritato. Seguo il vecchio. Si è fermato. Prima ho sentito il suo bastone zittirsi, poi ho visto lui fermo. ...
    ... Fermo davanti ad una porta. Ma che fa? Dove va? Vecchio, va' via da lì perché lì c'è la casa del diavolo, il suo covo. Non mi sente! Come faccio a farmi sentire? Ehi, vecchio, fermati! Non bussare, no! Non mi dà retta. Bussa. Vaffanculo, va', cazzi tuoi! Anche se muori, la tua vita l'hai vissuta, non sei morto come me a nemmeno trent'anni. Il diavolo gli apre la porta. Anzi, sono i suoi due cani, i suoi fedeli servitori che aprono la porta. Lo scherniscono. Ridono beffardi. Ironici. Non si prende in giro un vecchio! Ma cosa sta dicendo? Non sento. Devo avvicinarmi. Parla gesticolando con le mani. Ora indica la testa. I due cani chiamano il diavolo che, imponente, viene alla porta. Rabbrividisco. Ho terrore. Se sono in queste condizioni è per colpa sua. Tiene in casa la mia testa. Si, la tiene come trofeo. Mi avvicino ancora e sento le parole, e vedo. Vedo il vecchio che si inginocchia. Bacia i piedi al diavolo. Lo supplica. Gli dice di dargli la testa. Ma che testa vuole? Non capisco. Vecchio, va' via da lì! Credimi, sarai fortunato se il diavolo non prende la tua di testa. Sento le sue parole. Parla con voce tremante, ma non dalla paura, ma dal dolore, dalla sofferenza. Ora le odo chiare: "Ti prego, dammi la testa di mio figlio. Vengo da lontano apposta per prenderla e seppellirla. Permettimi di avere una tomba sulla quale piangere. Non ho più nessuno oltre lui". Adesso capisco. È mio padre. Ma quanto è invecchiato! Non lo riconosco più. Il dolore, la sofferenza, ...
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