1. La testa parlante


    Data: 25/11/2018, Categorie: pulp, Autore: Alba17, Fonte: EroticiRacconti

    ... invecchia, trasforma. Il Diavolo entra e lascia la porta aperta. Il vecchio sta sulla porta. Aspetta. Il diavolo esce. Gli dà una borsa. So cosa c'è dentro. La mia testa. Il vecchio prende la borsa e se ne va, non senza aver fatto prima un lungo inchino reverenziale al diavolo. Cammina di nuovo, senza sosta. Sento il peso dei suoi anni, del suo dolore, della sua sofferenza. Col busto sempre inclinato parallelamente alla strada. Vorrei togliergli quel peso dalle mani ma non ci riesco. Ridotto così non posso fare nulla se non soffrire per i sensi di colpa. Il vecchio arriva a casa e io lo seguo all'interno. Non posso fare diversamente. Obbedisco ora al mio destino da morto come non ho obbedito a lui in vita. Una volta dentro, apre il sacchetto. All'interno un vaso grande, e dentro c'è una testa, la mia. Il vecchio la tira fuori. La accarezza con affetto. Poi... poi la guarda con attenzione. Mi guardo anche io. Non ci sono occhi nelle orbite, al loro posto, due cavità vuote. La bocca? È senza labbra, con i denti sporgenti e sembra che rida facendosi beffe del dolore di un padre. Il vecchio la prende, bacia le orbite vuote, la testa ormai priva di capelli e poi la stringe al petto. Piange. Piange a dirotto. Vorrei piangere anche io, ma come si fa a piangere senza occhi? E la mia bocca che ha? Perché ride? Maledetta bocca, chiudi quei denti! Non vedi che qui qualcuno sta soffrendo? Guardo mio padre che tiene in grembo la mia testa. Continua a stringerla tra le esili ...
    ... braccia come mi stringeva quando ero bambino. I ricordi mi assalgono. Mi torna in mente quel giorno, prima di andare via definitivamente da quella casa. L'ultimo scontro con lui, come l'ho preso in giro, come l'ho deriso. Ricordo... Pensavo di essere da solo quel giorno in casa. Mio padre era andato via per un lavoro e sarebbe tornato solo a tarda sera. Avevo invitato due ragazze belle e affamate di sesso. Non era la prima volta che lo facevamo in tre, ma fino a quel giorno mai a casa mia. Giravamo nudi per casa. Ci eravamo dedicati al sesso sfrenato più e più volte. Fumato, bevuto e ancora fatto sesso. Io mi sentivo un vero maschio, avevo tutto ciò che può volere un uomo alla mia età: soldi, donne a volontà, fascino. Eh, sì, ero proprio un bell'uomo, arrogante, sprezzante, presuntuoso e fiero di sé. Ero ancora impegnato a prendermi il mio piacere da quelle due quando la porta della camera si aprì. Era mio padre. Mi stava guardando sorpreso senza proferire parola talmente era sotto shock. Le ragazze cercarono di coprirsi. Io, invece, decisi di prendermi gioco del vecchio incitandole a continuare. Cosa che fecero senza esitare. Mio padre, finalmente, si decise a parlare. "Fuori! - urlò arrabbiato con voce tremante - vergognati! La nostra casa non è un bordello. Stai offendendo la memoria di tua madre". Senza neppure rivestirmi, gli andai incontro sfidandolo apertamente: "Mia madre è morta, ma noi siamo vivi. E i vivi scopano. Dovresti farlo anche tu, invece di piangerti ...