1. La testa parlante


    Data: 25/11/2018, Categorie: pulp, Autore: Alba17, Fonte: EroticiRacconti

    ... addosso”. Mi diede un forte schiaffo e mi disse che non voleva più vedermi, per tutta la vita, perché avevo disonorato il nome della nostra famiglia. Mi vestii lentamente, guardandolo con sguardo provocatorio, poi andai via per sempre. Lui non mi vide più. Fino ad ora. Ho obbedito. Per la prima volta in vita mia ho obbedito ad un suo ordine. È vero che ora sono qui, ma sono morto. E lui piange. Piange ancora. Dai, papà, smettila di farmi sentire in colpa. Guarda che non merito le tue lacrime. Non sono stato un figlio degno di te. Non soffrire! No... papà! Non piango, non parlo, rido. Tutto il mio essere fa quello che non deve fare e che io non voglio fare. Mi odio ancora. Voglio scappare di nuovo. Mi tiene lì solo la testa tra le braccia di mio padre, mi tengono lì le sue lacrime, il suo dolore. Non riesco più a rimediare ai miei errori. Sono condannato in eterno. E, mentre assisto a questo strazio, ritorno ai ricordi. Il viaggio verso l'inferno. Prima la tentazione, poi l'assaggio del potere e della corruzione che accetto pienamente. Mi sento bene. Ho tutto ai miei piedi: soldi, donne, potere. Ma tutto ha un prezzo. Dovevo dare protezione a qualcuno e, sempre per quel qualcuno, uccidere. Non mi pesava nulla premere un grilletto, togliere delle vite, soprattutto per lui. Ognuno ha un lavoro, e questo era il mio. Per ordine suo ho fatto fuori famiglie intere, uomini, donne, persino un bambino che aveva visto troppo. Mi spostavo di continuo da un posto all'altro per ...
    ... eliminare chi costitutiva un pericolo per lui. Non riuscivano a rintracciarmi, e questo non faceva che accrescere la mia fama sinistra. Mi avevano nominato "Il terribile". Dove passavo, causavo terrore. Fino a quel giorno. Il giorno della mia esecuzione. Dovevo proteggere quel posto. A tutti i costi. Era una grande casa lussuosa costruita nel centro della città, una casa che aveva resistito alla devastazione totale. Un simbolo del potere, il mio e quello di chi mi comandava. Mi ripromisi che l'avrei difesa a costo della vita. Mi munii di armi, mitra, kalashnikov, granate, esplosivi e mi installai all'ultimo piano. Non volevo nessuno con me. Sapevo cavarmela. Da informazioni ricevute seppi che l'assalto alla villa sarebbe avvenuto quel giorno. Chiesi aiuto, ma nessuno dei miei venne. E fu una battaglia dura. Orgoglioso, devo dire che mi difesi bene. Ne uccisi tanti. Eppure mi fregarono lo stesso. Arrivarono con un blindato e spararono. Questo non l'avevo previsto. Nessuno me l'aveva detto. E poi, dove l'avevano trovato un blindato? E, da sopra un elicottero, cominciarono a sparare contemporaneamente al blindato. Mi volevano far fuori con un assalto combinato. Cercai di difendermi come potevo, ma era troppo difendersi dal cielo e da terra. Scesi per attivare l'esplosivo. Volevo far saltare tutto. Non volevo cadere nelle loro mani, non vivo almeno. La casa sarebbe crollata con me. Scesi. All'improvviso fumo. Lacrimogeni. Mi coprii la bocca ma non vedevo niente. Fu in quel momento ...