1. Che mistero e' la vita


    Data: 30/11/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: RedTales, Fonte: Annunci69

    Quando gli chiusero la cella alle spalle rimase fermo, come in attesa di qualcosa che non successe. Ma era da più di tre ore che stava vivendo quell’incubo e cominciava a credere che fosse realmente vero e quella ne era… la conferma. Si guardò attorno: c’erano diverse persone dentro.
    
    “Buongiorno.” disse a bassa voce.
    
    “Italiano?”
    
    “Si.”
    
    Due gli si fecero incontro: “Tommaso, lui è Roberto.”
    
    “Piero.”
    
    “Prima volta?”
    
    “Si.”
    
    “Quanto ti devi fare?”
    
    “Tre… trentacinque giorni.”
    
    Risero: “vanno via da soli. Il tuo letto è quello.”
    
    Ci si buttò sopra e spense tutto. Nessuno lo disturbò fino all’ora in cui portarono il pranzo. Allora ci fu un po’ di movimento.
    
    L’ambiente era piccolo e c’era poco spazio. Erano in otto.
    
    I due conosciuti prima lo invitarono a mangiare seduto con loro sul letto di uno.
    
    C’era un tavolino con due sgabelli ma erano già occupati.
    
    In quella mezz’ora gli raccontarono degli altri compagni di cella. Quelli seduti al tavolo erano due russi. Quello grande e grosso sulla quarantina, Gerasim, doveva scontare ancora quattordici anni per qualcosa di importante che aveva fatto, ma non si sapeva bene. Parlava solo russo anche se capiva un po’ d’italiano. Li dentro era il capo o meglio, faceva quello che voleva ma fondamentalmente non dava fastidio a nessuno, bastava non dargli fastidio, l’altro si chiamava Milen, non sapevano quanti anni avesse, forse venticinque.
    
    Era la troietta dell’altro, il suo passatempo. Se lo scopava ...
    ... quasi ogni notte, a lungo.
    
    “Sentirai che casino fanno. Fin che non finisce non si può dormire.”
    
    Altri due erano marocchini, spacciatori sulla trentina: “lasciali perdere e fai finta che non ci siano. Sono degli attaccabrighe. Quello più alto è Fouad, dopo il russo è lui che crede di decidere e di farci fare quello che vuole ma non esagera mai. Fa solo lo spaccone. In ogni caso l’altro che è Abad gli ubbidisce ciecamente.”
    
    L’ultimo, il più piccolo era Long, un cinese. Non sapevano perché fosse li, era stato trasferito quando aveva compiuto diciotto anni da una comunità: “poi devono esserselo dimenticati. E’ qui da quasi tre anni ed è diventato una puttana. Lo vedi come è vestito?”
    
    Effettivamente indossava un paio di short cortissimi e aderentissimi che dietro lasciavano scappare fuori parte delle chiappe e una maglietta senza maniche che arrivava a fatica a metà pancia.
    
    “E’ dei due marocchini. Ci fanno quello che vogliono. Se lo scopano in continuazione e lo vendono ad altri quando le porte sono aperte. Non so come faccia a prenderne così tanti.”
    
    “E quei due” disse l’altro riferendosi ai nordafricani “hanno due cazzi così.”
    
    Uno dei due marocchini lo chiamò: “nuovo, come ti chiami.”
    
    “Piero.”
    
    “Ascoltami Piero, fai bene attenzione, che qui va così. Ti piace Long? Tu guardi Long. Lui ti piace? Se ti piace tu dici a me.”
    
    “No, no, no...”
    
    “Cosa no no. Se tu vuoi scopare paghi come tutti. Una scopata con Long un pacchetto sigarette. Chiaro come funziona ...
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