1. Licia


    Data: 13/12/2018, Categorie: Etero Autore: Felix3

    ... pronunciare sconcezze in un fiume liberatorio.Mi guarda negli occhi continuando a masturbarsi, e con voce implorante e bassa mi dice: “Inculami.” E lo ripete. Continua a ripeterlo.Mi getto sul letto, le lecco il seno, lo accarezzo, lo succhio. “Inculami. Inculami”, continua come una litania. Allora mi inginocchio tra le sue gambe, le metto le mani sotto alle natiche, la sollevo e la appoggio sulle ginocchia. Prendo il burro e ne metto un po’ sul buco, e comincio a ungerglielo penetrandola con le dita. “Il cazzo, voglio il tuo cazzo adesso”. Sfilo il dito dal buchino e ci appoggio la punta del pene. Lei si inarca e me lo spinge contro. Anch’io spingo, e scivola nello sfintere bene oliato. Entro con il glande e mi fermo un attimo. Lo sento espandersi e pulsare – lo sento scoppiare – contro le strette pareti del suo ano. Poi lo muovo avanti e indietro. Sento il buco che cede. Lei geme, urla: “Sì, sì, siiì, inculami, sfondami il culo; aprimelo”. E continua. La sua voce è come un mantra ininterrotto che mi incita, e mi eccita sempre più. Lei si masturba, geme, sciorina tutte le parolacce che le vengono in mente. “Tutto, fino alle palle. Piantamelo tutto nel culo, voglio sentire la tua cappella in gola. Dai, sodomizzami ti prego”. E io spingo con più forza. E’ lubrificato, ma è stretto, mi sento il cazzo durissimo – costretto nel suo culo; di sicuro le sto facendo male – mi dico -, ma sento la sua voglia, e spingo sempre più forte. Lo sfilo, fino quasi a uscire. Lo rispingo dentro. ...
    ... Ancora. Ancora. Ancora. Ho tutto il cazzo nel suo culo. E continuo. Lei finalmente si abbandona, lascia che sia io a condurre il gioco; anche le sue dita ora si muovono poco, ne lascia due ben piantate nella figa, le sento che spingono contro la parete che la separa dal culo, come se volesse tastarmi l’uccello anche con quelle. Ormai non connetto più. Le spingo tutto il cazzo su per il culo, e lo stantuffo sempre più veloce e con più forza, finché la sento gemere e urlare e capisco che sta venendo. Vengo anch’io, mi svuoto completamente dentro di lei.Giacciamo. Lei dorme. Io la guardo, ancora inebetito dal turbine vorace della sua giovinezza. E’ il sonno di una bambina, il suo. Fatico a sovrapporle l’immagine di lei a gambe spalancate, rocamente implorante sodomia.Sono esausto. Mi addormento anch’io.E’ sul pianerottolo che aspetta l’ascensore. Scarpe da ginnastica, jeans attillati ma non troppo, camicetta abbottonata fino al colletto. Tiene il piccolo trolley con una mano, si volta e mi sorride. “Davvero non vuoi che ti accompagni?”, chiedo. Non vorrei dovermi staccare da lei. “No, faresti tardi al lavoro”. Si avvicina e mi dà un bacio sulla guancia. Arriva l’ascensore. Ha un attimo d’esitazione. Si avvicina con la bocca al mio orecchio. “Il mese prossimo dovrò tornare a Milano per un altro esame”. Abbassa la voce a un sussurro: “E ho in mente tanti altri giochetti...”. Pausa. “Sarai il mio toy boy”. Rido. “Mi hai guardato bene?”. Lei sorride. “Ok” risponde. “Allora sarai il ...