La vita in un piccolo paese - 11
Data: 15/12/2018,
Categorie:
Etero
Autore: gioviaf
Olimpia era andata ancora una volta a trovare sua madre in clinica ed aveva un gran desiderio di lasciare quell’atmosfera opprimente, di non sentire più le lamentele della donna. La giovane respirò quando potè uscire e ritrovare l’animazione esterna. Eccezionalmente si mise a passeggiare per le vie della città fermandosi davanti alle vetrine.
Ad un tratto, attraverso il vetro di una di esse, vide il riflesso di qualcuno che le si poneva al fianco. Volgendosi riconobbe immediatamente Guido, il figlio della padrona della camiceria. Il giovane disse “Io ti conosco, viviamo nello stesso paese”. “Anche io ti conosco. Sono venuta per vedere mia madre che è in clinica a seguito di un’operazione e stavo per ritornare a casa a piedi”. Ti posso offrire un gelato?”.
Insieme entrarono in una gelateria dove regnava una dolce penombra a causa della tenda abbassata. Guido guardava Olimpia con ammirazione “Sei una bella ragazza”, e lei con civetteria “Trovi?”. “Sei ben fatta. Mi piacciono le tue gambe e il dondolio quando cammini e poi…”, “E poi?” “Quando sei nuda devi sembrare una dea”.
“Taci!”. “Non ti piace che ti parli di questo modo? Un giorno ti ho vista nel magazzino di mia madre, nel salone delle prove”. Olimpia arrossì. Se l’aveva vista, allora doveva avere visto anche il suo comportamento con Yvonne, la commessa. Non era possibile, ma poi, i loro sguardi viziosi erano simili, quel giovane doveva essere quasi pervertito quanto lei, a meno che… “E hai visto tutto?” Molto ...
... serio, fissandola, rispose “Tutto, compreso quello che hai fatto con Yvonne, avrei voluto essere al suo posto, lei godeva procurandoti piacere”.
Quei due giovani sembravano degli adolescenti ma i loro discorsi lasciavano capire diversamente. Olimpia avvicinò una coscia calda contro quella di Guido e aggiunse “E’ stato bello, mi piaceva, io amo tutto quello che è impuro”. “Anch’io”. “Sarebbe meglio andarcene da qui, lungo la strada c’è un boschetto dove potremmo fermarci”. Guido pagò i gelati ed uscirono. Giunti al boschetto si fermarono e nell’erba Olimpia si fece baciare. Dapprima credette che quel ragazzo fosse inesperto ma dal primo bacio ebbe la prova che baciava meravigliosamente, servendosi della lingua con la quale la solleticava, la succhiava. Olimpia si sentì inondare di godimento e portò una mano sulla patta dei pantaloni di Guido.
“Posso prenderti il cazzo in mano, non sei più un ingenuo, sono certa che né io né tu abbiamo più alcuna verginità da salvaguardare. Dimmi, chi ti ha sverginato?”. “Non oso quasi dirtelo, ti si rizzerebbero i capelli in testa e non vorresti più saperne di me”. “Dimmelo lo stesso, quando ti confesserò a mia volta tutto, i capelli si rizzeranno pure a te, almeno quanto quello che tengo in mano. Sai che sei ben messo? Ma cosa aspetti a mettermi una mano sotto la gonna? Non mi vergognerò, no, ah che cazzo hai. E la mia fica ti piace?”. “Oh sì…”. “Racconta e toccami mentre ti masturbo”.
“Sai, mia madre è vedova”, “Ah allora è tua madre ...