1. La vita in un piccolo paese - 11


    Data: 15/12/2018, Categorie: Etero Autore: gioviaf

    ... esco i coglioni, che abbondanza. Non, non prendermi ancora, lasciami fare così. Vedi la mia mano che va su e giù, è bello masturbare il tuo pene, diventa enorme nella mia mano e s’inumidisce in punta, ha già emesso una goccia di liquido”.
    
    Olimpia si mise poi in piedi, fece scendere la gonna, esibì le sue belle cosce, poi slacciò la cinghia di Bertrand, lo aiutò ad abbassarsi i pantaloni. Quindi riprese posto sulla sedia, s’impossessò del cazzo turgido con la mano mentre allargava le cosce. “Masturbami anche tu. E’ così bello fare questo prima di essere chiavata, poi mi fotterai, molto fortemente e profondamente, per provarmi quanto mi ami e mi desideri. Oh! Il nostro vizioso desiderio, com’è bello”.
    
    La giovane lasciò la verga, si mise le mani all’inguine e si allargò la fica. Il clitoride emerse fra i peli, le labbra gonfie si allargarono sulle carni luccicanti di ciprina. Bertrand la guardò con cupidigia. ”Vorrei leccarti”. “Sì, vizioso, mi darai una buona leccatina ed io ti pomperò con la mia bocca golosa che ama il tuo cazzo, il tuo bel cazzo. Oh! Come ti amo, masturbami ancora, più veloce”. “Lui te lo ha fatto?”. “No, avevo intenzione di farlo con te. Mi ha messo il cazzo, non ci siamo serviti della bocca, ma tu, oh mio caro, andiamo in camera, ci metteremo nudi sul letto, io brucio di voglia, vieni”.
    
    Si alzarono, Bertrand afferrò Olimpia, la sbarazzò brutalmente dei vestiti col rischio di lacerarli; quindi si tolse i pantaloni e si denudò a sua volta. Poi la ...
    ... prese nelle sue braccia, la sollevò per portarla nella camera dell’incesto. Qui giunto la depose sul letto, le si chinò sopra, le mise il cazzo nella bocca dalle labbra tumide e avide. Lui cercò le sue cosce e a sua volta ebbe la fica alla sua portata. Leccò grugnendo come un porco mentre Olimpia succhiava voracemente. Dopo un po’ la ragazza alzò il busto e abbandonò la verga “Vieni, vieni che non ne posso più”. Girandosi su sé stessa incollò le natiche contro il sesso bruciante del padre. Fece scivolare la sua vagina inondata, trovò la cappella e se la fece penetrare nella fica.
    
    “Ah! Attendevo proprio di essere presa così da te. Tutte le donne dovrebbero conoscere la felicità di farsi chiavare dal loro padre”. Bertrand la teneva per le anche. Lentamente la faceva andare avanti e indietro come sospesa alla sua verga. Gli sembrava di masturbarsi con quel corpo grazioso che impalava. E Olimpia, con un ghigno bestiale sul viso, seguiva docilmente il movimento che le rudi mani le imponevano mentre i suoi giovani seni si strofinavano sul lenzuolo.
    
    Volse la testa offrendo la visione di un viso di beata gratitudine. Padre e figlia si dondolarono per un bel po’, strettamente attaccati l’uno all’altro tramite il sesso e Olimpia mormorò teneramente “Com’è bello, è meraviglioso essere la tua femmina, tu puoi farmi quello che vuoi, ti adoro alla follia, sì, mio caro, prendimi bene, sento che sto per venire così, dolcemente, teneramente. Io godo e ti amo, godi anche tu, riempimi del ...