Notte in treno
Data: 20/12/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Minero
... presente com’è brutto il mondo appena svegli.
La sua mano si posò sui miei pantaloni, smettendo di picchiettare, cominciando ad accarezzare piano piano sempre un po’ più su che giù. Con voce tremolante e nervosa provai a tirar fuori un argomento qualsiasi, per farla smettere. Non era né il momento né il luogo adatto per fare ciò che pensavo lei volesse fare. «Non so lei ma io prendo questo treno da vent'anni quattro volte al mese, ed è migliorato parecchio».
La mia mano andò su quella di Emanuela per tentare di levarla da me, ma lei oppose resistenza tenendo la mano ferma immobile li dov’era. Mi si stava drizzando. Con voce soave, quasi un sospiro «Io lo prendo dal 2005 perché ho trovato lavoro a Milano e ogni tanto mi fa piacere tornare»
Subito una risata di cortesia, finta, mi esplose dallo stomaco. Continuavo a guardarmi intorno, non so perché ma avevo il presentimento che qualcuno si stesse per svegliare o fosse già sveglio. Mi sentivo osservato insomma!
«Ahah, allora non sa di quando non passavano neanche i controllori, la gente dormiva per terra,
dove si mettono le valigie, a volte trovavo perfino gente sotto i sedili o ammucchiati in bagno, un
inferno. A volte ho dovuto dormire pure io dove si mettono i bagagli, ma tanto tempo fa». Mi zittii. La sua mano mi raggiunse la cerniera dei pantaloni, e le sue dita si aggrapparono alla zip; Si avvicinò all’orecchio e sussurrò «Eh la capisco, ma meno male che adesso passa la polizia di stazione in stazione, ...
... prima si poteva anche non pagare il biglietto». Riuscivo appena a sentire le sue parole, ma percepivo bene l’aria calda che le usciva dalla bocca raggiungermi l’orecchio. Tutto ciò mi provocava strane vibrazioni, volevo piegare il collo e grattarmi l’orecchio ma non ci riuscivo; il mio corpo la imprecava di continuare.
Mi voltai verso di lei, trovandomela naso a naso. Respiravamo in sincronia, lo stesso ossigeno.
«Si, ed era un casino perché la legge dice che se non ci si presenta entro trenta minuti, la
prenotazione scade! Se io trovo uno al mio posto nme ne frega, niente quel posto è mio! », quasi soffocando le parole, noto nel suo viso una certa incomprensione, forse non ha recepito il messaggio. Le leccai il labbro superiore con dolcezza «Ho dovuto fa divertì la bimba di dieci anni al parco giochi per tre, giorni mo voglio dormire un po'!»
Cominciò a tirare giù la zip, la vedevo fremere da quel tocco al labbro.
«Ha una bambina di dieci anni? Che tesoro che deve essere.». Anch’io poggiai la mano sui suoi pantaloni, all’altezza del ginocchio.
Tornai a guardare davanti a me.
«Eh si, un amore, ed io la devo andare a trovare spesso perché sa com'è.. una bambina senza il
padre. Poi sta prendendo tutto dalla madre e dalla nonna!». Il mio tono di voce ritornò normale, concludendosi con un leggero colpo di tosse. Nessuno in quello scompartimento muoveva un nervo, tranne me e la mia Emanuela.
Mi disse «Chiacchierona?». Mi succhiava il collo, la sentii ...