1. La gratitudine e la voglia pazza


    Data: 22/12/2018, Categorie: Etero Autore: Ippolito

    Roby stava impazzendo. Tentò di raggiungere con una mano la clitoride per riuscire ad arrivare comunque al climax, ma io glielo impedii. Interruppi per un attimo la leccata per infilarle l’indice dentro, il più in fondo possibile. Presi ad esplorare la vagina, dalla parte anteriore, ben sapendo che avrei trovato prima o poi, come tante altre volte mi era accaduto, l’interruttore, quel “Punto G” capace di scatenare nel suo corpo il più sconvolgente degli orgasmi. Intanto continuavo a leccare la clitoride, eretta e congestionata come un piccolo, sensibilissimo cazzo, mentre le mie dita, le mie unghie, torturavano senza pietà le punte durissime dei capezzoli. D’un tratto, accadde ciò che avevo sperato: il corpo di Roberta si inarcò, la sua testa si spinse all’indietro, gli occhi serrati, la bocca aperta in un urlo continuo, le mani artigliarono il materasso. La mia piccola Dea venne sino a perdere il respiro, sino a perdere del tutto il contatto con la realtà. A quel punto – inginocchiato come ero davanti a lei, il mio pene si trovava esattamente all’altezza giusta – sprofondai dentro il suo corpo. Era messa in modo tale da permettermi di arrivare sino in fondo al tunnel di carne viva ed incredibilmente morbida, sino a colpire, di continuo, il collo dell’utero. Roberta non si tirava indietro. Ogni volta che pensavo di essere arrivato al massimo dell’invasione, quando proprio credevo che mi avrebbe respinto per il dolore che indubbiamente le procuravo con quelle mie spinte ...
    ... durissime, sentivo tutto il suo corpo spingersi verso di me mentre nel suo grido si mischiavano piacere e dolore in ugual misura.* * *L’avevo incontrata, per motivi di lavoro, in un luogo che meno erotizzante non si potrebbe: uno stabilimento, di quelli nei quali la frutta e la verdura vengono condizionati prima di essere messi sul mercato. Naturalmente, c’erano alcune celle frigo piuttosto grandi. E lei, Roberta, scoprii, era un Tecnico del freddo. Era una splendida ragazza, non alta, ma davvero affascinante: non altissima, ma con un seno che si ergeva orgoglioso, senza bisogno di reggitette, come potei accertare col semplice, vecchio espediente di passarle una mano sulla schiena per accompagnare il suo transitare attraverso una porta. Falso come un mercante arabo del Suk di Tunisi, o come un Ebreo appoggiato al Muro del pianto. Ma, davvero, non ero riuscito a controllare il desiderio di toccare quel corpo in qualche modo; un desiderio che si era fatto sempre più spasmodico col passare del tempo.Poi, grande delusione, avevo scoperto, mentre prendevamo un caffè insieme, che Roberta era fidanzatissima. Era ovvio che mi fossi ritrovato con le palle in terra. Ed ancora di più, da gentiluomo quale mi sono sempre sforzato di essere, che avessi evitato di fare la benché minimaavance.Dissi a me stesso che, tutto sommato non me ne poteva fregare di meno, ben sapendo che mi stavo raccontando una delle bugie più grandi della mia vita di mentitore incallito.Tornai in quello Stabilimento, ...
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