1. La gratitudine e la voglia pazza


    Data: 22/12/2018, Categorie: Etero Autore: Ippolito

    ... qualcosa che toccasse qualche suo nervo scoperto, e che le procurasse rifiuto e rigetto nei miei confronti: non avrei sopportato di porre a rischio quell’incontro tra corpi e sentimenti tanto delicato e prezioso. Tanto profumato.Con vaghe allusioni la mia piccola, dolce compagna mi aveva sostanzialmente chiesto il motivo per cui non avessi ancora utilizzato tutto il suo corpo. Siccome era più il tempo, nell’ultimo anno, che avevo trascorso dentro la sua vagina di quanto non avessi mai fatto prima con nessun’altra donna; siccome il tempo residuo l’avevo trascorso dentro la sua bocca; siccome, quindi l’avessi assaporata per bene e con inusuale abbondanza, le ipotesi a disposizione per capire cosa mi chiedeva non è che fossero molte: anzi, per l’esattezza ne era rimasta una sola.E tuttavia, non ero del tutto sicuro, che lei mi stesse invitando davvero ad avventurarmi dentro il suo stupendo culetto. L’avevo assaggiato, questo si, mentre peregrinavo con la lingua tra l’ombelico e l’osso sacro, passando per la fighetta ed il perineo. Ero rimasto incantato dalle contrazioni di quel piccolo buco sempre serrato, che sentivo muoversi appena la punta della mia lingua ci passava sopra. Ma oltre questo non ero mai andato, salvo che in un paio di volte nelle quali “là dentro” si era irresistibilmente infilata la prima falange del mio indice sfuggita al mio controllo. In quel paio di occasioni, il respiro di Roberta si era fatto un po’ più pesante; ma io non avevo insistito più di tanto, ...
    ... per paura di farle male. Mentre scopavamo ci scambiavamo parole dolcissime ed audacissime. Avevo capito, ad esempio, quanto le piacesse essere insultata pesantemente durante la chiavata, e non le risparmiavo nemmeno una sola lettera di quelle botte di “puttana” e simili che la eccitavano sino allo spasimo. E tuttavia, chissà perché, non mi era mai bastato il coraggio per chiederle il permesso di sodomizzarla.E dunque, lasciavo regolarmente cadere quelle apparenze di invito, tuttavia sempre più esplicite: volevo vedere sin dove avrebbe avuto il coraggio di spingersi da sola. Poi, un giorno che la vidi eccitata allo spasimo, mentre dentro di me la voglia stava dilagando incontenibile, quando la sentii dire per l’ennesima volta: “Ti prego, dammelo dietro…” le risposi, finalmente, “Si, stasera lo voglio!”. Lei si bloccò un attimo: l’aveva desiderato talmente tanto che ormai non sperava più di riuscire a provare quella nuova sensazione. Quando si rese conto che il momento era arrivato davvero, la sua agitazione divenne parossistica. Mi allontanò con una spinta sul petto. Poi la sua mano destra corse sulla figa e cominciò a masturbarsi freneticamente e con violenza, mentre il suo gemito diveniva sempre di più simile ad un urlo. Dalle labbra della vulva partì improvvisamente uno spruzzo che volò in aria per poi ricadere sui nostri due corpi.A quel punto non potevo più aspettare: la girai sul fianco e le chiesi di retrarre le gambe sino a quando le ginocchia furono poggiate contro le ...
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