La gratitudine e la voglia pazza
Data: 22/12/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Ippolito
... sempre per lavoro, altre quattro o cinque volte. Familiarizzammo sempre di più. Ridevamo e scherzavamo, ormai diventati buoni amici. Poi, un giorno, appena arrivato, mi accorsi subito di una tristezza che non le avevo visto in volto la prima volta.. Scambiai quattro parole ed un paio di battute senza riuscire a strapparle l’ombra di un sorriso. Allora le chiesi – ma con pochissime speranze - se le sarebbe andato di venire a pranzo con me. Esitò un po’, ma poi mi disse di si. Non fu facile, ma in Ristorante si scaldò, e dopo un po’ si decise a vuotare il sacco: il ragazzo l’aveva piantata quando aveva saputo che lei era incinta. Pianse quanto era possibile piangere. E mi disse che per quanto questo l’addolorasse senza limiti, non le sarebbe stato possibile tenere il bambino. Era sperduta, non sapeva dove sbattersi la testa, anche perché sapeva che un aborto clandestino (a quel tempo era ancora vietato abortire) sarebbe costato una cifra, certo impossibile, per lei, da sostenere. E poi aveva paura delle mani nelle quali sarebbe potuta finire. L’aiutai, rivolgendomi ad un amico potente e fidato. Andò tutto bene, per quanto posa andar bene, comunque, un aborto. Tre mesi dopo, finimmo a letto insieme.* * *Arrivai in cima al monte più alto del mondo e poi ricaddi vicino a lei, su quell’enorme letto. Roberta era inerte, svuotata, mentre il suo ventre continuava a contrarsi, del tutto fuori controllo. Era bellissima, soddisfatta dopo il piacere devastante al quale aveva attinto. ...
... I suoi capelli erano sparsi attorno a quello splendido visino d’angelo ribelle. Mi resi conto che, in qualche modo, avevo sciolto, al culmine del desiderio, il nodo che li teneva riuniti. La carezzai dolcemente per qual che minuto. Poi la voglia tornò. Il mio cazzo divenne nuovamente rigido, mentre le leccavo teneramente gli angoli della bocca, sinchè il bisogno impellente mi costrinse a riempirla di nuovo con la mia lingua e le mie mani solleticavano dolcemente i vertici dei suoi seni. Il corpo di Roberta reagì senza alcun indugio. E tutto ricominciò. Quella notte benedetta vide quattro miei orgasmi (non riuscivo a capire da dove mi arrivasse quella forza, certamente nuova) ed un numero incredibile di suoi.Continuammo a vederci ogni paio di giorni, mentre gli intervalli diventavano sempre più insopportabili: anziché sedarmi, sedarci, la frequenza delle nostre scopate sembravano aumentare senza limiti il nostro desiderio. E con esso aumentava anche la ricerca e la sperimentazione. A volte proponevo io, qualcosa in più ma, forse paradossalmente, accadeva sempre più spesso che fosse lei, Roberta, a cercare strade nuove. Ero felice, quando, di solito con gli occhi chiusi, quasi vergognandosi, quel misto di crema e panna montata mi chiedeva di provare ad accarezzare, baciare, leccare in punti che, incredibilmente, scoprivo ancora inesplorati. La assecondavo, ogni volta, con ogni migliore buona volontà. Esitavo dal prendere l’iniziativa, nel timore di far qualcosa di sbagliato, ...