1. Lei


    Data: 28/12/2018, Categorie: Etero Autore: Zindo

    ... ulteriore intenso sguardo, sia un accenno di sorriso; quasi come volesse confermarmi “Ho scelto te”.
    
    Fossi stato un pivello mi sarei sentito incoraggiato a lanciarmi all'attacco e sarei andato....a bruciare ogni mia speranza come aveva fatto l'altro.
    
    Avevo invece già vissuto abbastanza da aver imparato a conoscerle le donne come “Lei”.
    
    Certo mi aveva messo in alto; in quel momento, tra tutti i presenti, in effetti lei mi aveva posto sul gradino più alto della sua graduatoria di preferenze; mi aveva messo sul podio, non perché mi fossi già meritato il premio che era lei stessa, ma per osservarmi ancora, studiarmi meglio.
    
    Non aveva ancora deciso cosa fare di me, come l'acquirente che mostra interesse per un capo ma deve ancora decidere se comprarlo o no.
    
    In quel momento mi sentii “compreso” da lei. Non capito ma “facente parte di lei”, “preso da lei”, “preso in lei”, non dentro lei (magari!) ma circondato da mille sfumature di “Lei”:
    
    Cosa voleva che io facessi?
    
    Voleva forse che mi facessi avanti come colui che mi aveva preceduto e farmi fare la stessa fine?
    
    Ci vuole un baleno perché una donna passi dal considerarti uomo interessante e desiderabile a cascamorto senza dignità, pronto a strisciare per avere quel qualcosa che lei sola può darti, se vuole.
    
    Voleva che fingessi indifferenza, credendo nel detto che “in amore vince chi fugge” per lasciare che fosse lei a correre da me?
    
    Non potevo rischiare che mi lasciasse andare davvero.
    
    Mentre ero ...
    ... lì a fare i miei castelli in aria (ma impiegando al massimo un minuto e non tutto il tempo che io ho impiegato a scrivere e voi a leggere), lei passando come una diva tra la folla dei suoi fans attraversò il salone, regalando ed accettando sorrisi e saluti, ed arrivò fino a me. Mi fissò e corrugando le sopracciglia mi chiese:”Ci conosciamo?”
    
    “Sì”
    
    La mia risposta breve, secca, chiara, la sorprese. Perse un'alta dose di “alterigia” (non era tale, ma non trovo altro termine per dire che passò da un atteggiamento studiato ad uno più naturale), incurvò ulteriormente le arcate sopraccigliari e chiese: “Davvero? Non ricordo! Dove? Quando?”
    
    Con un tono molto confidenziale, come se fossimo molto amici, le presi delicatamente una mano e le dissi “Non è bello sentirti dire che non ti ricordi di me ma ti perdono. Finisci di salutare, ne parliamo dopo, vedrai che poi ricorderai”
    
    “No, dai.., parliamone adesso! Sono molto fisionomista eppure ...non riesco proprio a ricordare..”
    
    Avevo bluffato e stavo per dirlo, quando in mia salvezza arrivò un distinto signore di rispettabile età, per portarsela via con “Scusa tesoro, c'è la baronessa che ha chiesto di te, ti spiace venire un attimo da lei...”.
    
    “Lei” andò, ma dopo avermi detto: “Dopo però me lo dici”
    
    “Ovvio” dissi io ostentando sicurezza.
    
    Continuammo a tenerci d'occhio fin quando “la gente” me la rubò. Non sentii il bisogno di chiedere a nessuno chi fosse “Lei”. Non mi chiesi se era una persona che rivestiva qualche ...
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