1. Lei


    Data: 28/12/2018, Categorie: Etero Autore: Zindo

    ... carica importante, come sarebbe stato lecito supporre da come veniva avvicinata, cercata, riverita. Vedevo solo la sua femminilità e sapevo di averla agganciata perché certamente, finché restammo separati, lei continuò a chiedersi chi fossi io e dove ci eravamo conosciuti. Ne sono certo perché, come prevedibile, fu lei a cercarmi quando “gli altri” la lasciarono libera. Mi prese confidenzialmente per un braccio e mi disse: “Davvero non riesco a ricordare, dimmi dove ci siamo conosciuti!”
    
    Le sorrisi come se fossi dispiaciuto della sua dimenticanza ma indulgente nell'averla già scusata per questo e, con altrettanta familiarità la tenni al braccio invogliandola ad incamminarci verso la veranda, dicendole “Parliamone fuori, lontano da tutte queste orecchie e questi occhi”.
    
    Sentivo il suo sguardo su di me quasi in maniera tangibile; mi scrutava di certo, non so se per ricordare qualcosa o se per fissarsi la mia immagine nella sua mente.
    
    Avevo avuto tutto il tempo necessario per inventare qualcosa da dirle ma non l'avevo fatto, ero stato troppo occupato a guardarla, ammirarla, desiderarla. Ecco perché quando fummo sulla veranda, solo io e lei e mi chiese per l'ennesima volta di aiutarla a ricordare feci la cosa più ridicola, stupida, patetica che un uomo del nostro tempo possa fare: il romantico bugiardo, alla maniera dei damerini di inizio '800. La tirai verso la zona non illuminata e le dissi “ Guardami qui, dov'è più buio, forse mi riconosci meglio”
    
    “Perché ci siamo ...
    ... visti al buio?”
    
    “Sì, dormo a luce spenta io!”
    
    “Non capisco”
    
    “Sei la donna dei miei sogni”
    
    Nei romanzi d'appendice certe espressioni sortivano effetti positivi, nella realtà del nostro tempo scatenò una reazione molto negativa: “Lei” si liberò subito dal mio braccio, prese le distanze anche fisicamente e fissandomi con uno sguardo che lanciava fulmini e saette, con tono spregiativo , mi disse “Pagliaccio” e tutta sdegnata mi girò le spalle per tornare all'interno del salone.
    
    Mi aveva messo in alto nella sua scala una decina di minuti prima; da quell'altezza ero precipitato in basso rovinosamente. Capii che per lei ormai altro non ero che polvere da scrollarsi dai piedi.
    
    Fui rapido ed agile ad afferrarla per un polso e con poca delicatezza e molta determinazione l'afferrai, la tirai di nuovo nella zona in ombra. La tirai con forza e decisione, tanto che per non perdere l'equilibrio mi sbatté contro, per quanta energia avevo messo nello strattonarla e tirarla a me. Fui lesto a cingerle le spalle con le mie braccia e stringerla forte a me. Il suo tentativo di svincolarsi mi obbligò a stringere ancora più forte. Mi disse “Lasciami o strillo”
    
    Le dissi “ Strilla dopo” e portai la mia bocca sulla sua. Ero violento lo so, ma non resistevo più. Almeno un bacio mi era indispensabile.... rileggete l'inizio...io ero come il tossico ..lei come lo spacciatore.... ecco: avevo bisogno subito di una dose per non entrare in crisi di astinenza. Una piccola dose: un semplice ...
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