1. Lei


    Data: 28/12/2018, Categorie: Etero Autore: Zindo

    ... bacio.
    
    Le sue labbra erano serrate. Il suo corpo era diventato un muro freddo. Mi sentii una merda.
    
    Allentai la stretta, ma non tanto che lei potesse sfuggirmi e le dissi “Scusami, non ho saputo trovare un'altra scusa per strapparti a tutta quella gente che sta dentro, ma tu ...io...insomma non so come dirtelo, ho scordato come si fa a dire ad una donna ..mi piaci,...a dire mi piaci da morire,.. lasciamo questo posto e andiamo a passare la serata altrove, io e te...ecco, se fossi capace te lo direi, ma non so trovare le parole giuste....”
    
    Il muro tornò ad essere carne, non si divincolò per sfuggire alla mia presa ma mi guardò negli occhi e mi disse “Tu sei pazzo”
    
    “Sì, di te”
    
    Riavvicinai la mia bocca alla sua, le labbra questa volta erano dischiuse, le mie braccia da mura di prigione divennero mura di protezione, le mie mani che prima erano piene di forza divennero cariche di tenerezza e scivolarono sul suo corpo. Se avesse voluto ormai avrebbe potuto sfuggire alla mia presa molto allentata, ma non volle, anzi anche le sue braccia cinsero il mio corpo e anche la sua lingua cercò la mia. Fu il bacio più bello che avessi mai dato, alla fine del quale mi disse “Davvero mi porteresti via di qui?”
    
    “Davvero!”
    
    “Allora andiamo”
    
    Non mi chiese neanche dove la portavo, solo “Vai all'uscita, ti raggiungo tra due minuti”
    
    Le credetti e feci come disse. Lei andò a salutare qualcuno, io uscii senza salutare nessuno, neanche chi mi aveva invitato.
    
    Come promesso ...
    ... mi raggiunse e mi chiese se avevo la macchina.
    
    “Certo! Vuoi andare in qualche posto particolare?”
    
    “Sì, voglio vedere il posto in cui mi hai visto le altre volte, il posto dove sogni, dove dormi, il tuo letto”.
    
    Non eravamo lontano dalla mia abitazione, eppure “Lei” non fu così “mentalmente forte” da sapere aspettare. Già in macchina, mentre guidavo, mise una mano sul mio inguine e palpeggiò, come volesse verificare lo stato di erezione che avevo raggiunto. Forse al suo primo contatto non ero al massimo ma a quel tocco, il mio attributo lievitò rapidamente e si indurì tanto da sentirsi non a proprio agio dentro i vestiti e per questo io cominciai ad aprire la patta, “Lei” fece il resto e lo liberò dalla prigionia dei boxer e dei calzoni. Lo strinse, lo accarezzò, lo strinse di nuovo e commentò “Uhmmm, non mi è andata male, la sostanza c'è”.
    
    “E' molto affamato - le dissi - forse gradirebbe un piccolo spuntino...ti va di prenderlo anche un poco con la bocca oltre che con la mano?”
    
    “Sei precipitoso! Dobbiamo fare tanta strada?”
    
    Ne avevamo davvero poca ancora da percorrere ma mentii perché...sono un uomo, cioè un appartenente al “sesso forte”, così forte che predomina sul cervello e volevo assaporare subito il piacere della sua bocca. Lei mi disse che se davvero mancava tanta strada avremmo potuto accostare la vettura, in un tratto poco illuminato. Questa sua disponibilità accentuò ulteriormente il mio desiderio ma non era il caso di assecondarla. Accostai sì, ma ...
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