1. Equivocando si impara


    Data: 04/01/2019, Categorie: Etero Autore: carisbo

    ... promozione», rimise la penna nel taschino, recuperò i fogli lasciandone una copia sul tavolo, le dette un buffetto sulla guancia, «Ringrazi il suo uomo, siete una bella coppia».
    
    Se ne andò.
    
    Posò il foglio sul tavolo, si asciugò la faccia ancora bagnate dalle lacrime con il polso, mi prese per mano e mi trascinò in bagno, davanti al lavandino, aprì lo sportello e mi allungò una bottiglia di collutorio, «Sciacqua bene», eseguii mentre lei prese uno spazzolino nuovo dal cassetto, lo riempì di dentifricio e me lo porse, «Strofina bene», eseguii anche questo e me mentre lo facevo mi venne un dubbio.
    
    «Ma anche quando ti vengo in bocca io ti fa schifo?», abbassò lo sguardo.
    
    «Un po’ si»
    
    «E quando ingoi?»
    
    «Mi viene sempre un po’ da vomitare»
    
    «Io non mi sono mai posto il problema, pensavo ti piacesse», non disse nulla, «E’ questo che fai quando subito dopo vai in bagno con una scusa? Ti ripulisci la bocca?»
    
    «Si», rispose con un filo di voce appena udibile, «Vieni», aggiunse e mi prese nuovamente per mano, mi portò in salotto, mi fece sedere al centro del divano, spense tutte le luci lasciando accesa solamente la abat-jour nell’angolo, si inginocchiò sul tappeto, mi aprì le gambe e iniziò a leccarmi i testicoli, in quel momento non ero molto dell’umore ma si drizzò comunque e lo prese in bocca, fu delicata ed energica allo stesso tempo, lo spinse a fondo come mai prima, a tratti sentivo che si tirava indietro per prevenire il famoso riflesso faringeo, ma poi ...
    ... spingeva nuovamente, quando capii che stavo per venire istintivamente mi mossi per tirarlo fuori, dopo quello che mi aveva confessato fu un riflesso condizionato, lei lo intuii e mi trattenne, mi cinse i fianchi e continuò senza mani, venni nella sua bocca, non la aprì, nel silenzio e nella penombra sentii la deglutizione, non accennò a fermarsi, anzi intensificò.
    
    Una delle pochissime doti sessuali che avevo era un periodo refrattario quasi inesistente, con lo stimolo giusto totalmente inesistente, lei lo sapeva e si impegnò, in un paio di minuti l’erezione era nuovamente solida come prima, non si fermò un istante; venni nuovamente nella sua bocca e nuovamente deglutì.
    
    Finalmente lo tirò fuori e tenendolo saldamente alla base con una mano mi fissò, ansimava ed era paonazza.
    
    «Riprendo fiato e ricominciò», promise.
    
    «No», risposi, le passai una mano tra i capelli, «Ho ancora in bocca il sapore del dentifricio», le dissi, «Vorrei sostituirlo con il tuo», la guardai dritta negli occhi, «A me piace il tuo sapore», gli occhi le brillarono, salì sul divano, si inginocchiò davanti a me e me la pose davanti la faccia, afferrai le sue natiche e la spinsi verso di me.
    
    Non era mai stato così, ad ogni colpo di lingua udivo un gemito e sentivo la sua eccitazione colarmi sul mento e sul petto, spostai indietro la faccia, la osservai, rossa, gonfia, gocciolante, vi strusciai dentro il naso dal basso verso l’alto, ripetutamente, mi sfilai da sotto, la afferrai per i fianchi la feci ...