1. La pedalata (1)


    Data: 06/01/2019, Categorie: Etero Autore: uni93

    ... sapere se hanno posto, mi dicono di si, hanno una stanza libera e c’è la possibilità di cenare. Cosa frugale, basso prezzo, roba in famiglia. Dico che va benissimo, è solo per la notte e domani sarei ripartito di buon’ora. Accettano, lascio nome, telefono e orario indicativo di arrivo. Mi aspettano. Monto in bici ancora col cazzo in tiro pensando alla tipa incrociata nel locale. Pedalare con l’uccello in tiro mi dà fastidio, meno male che dopo un po’ si sgonfia, forse anche sotto la fatica che non molla. Gli ultimi chilometri sono poi in salita, è ormai passata un’altra ora in sella quando riconosco in lontananza l’insegna dell’abitazione dove mi fermerò. Sono stanco, il sole non sta ancora tramontando, ma il caldo si fa meno intenso, lasciando nell’aria un piacevole tepore estivo. Le ultime pedalate in salita e arrivo all’indirizzo che mi era stato indicato. Mi fermo, il posto si affaccia sulla strada poco trafficata, leggo un cartello che indica un chilometro al paese. Sono arrivato. La zona è tranquilla, immersa nel silenzio che promette un sonno ristoratore. Appoggio la bici all’ingresso, entro, mi avvicino al bancone dove c’è la signora credo sui settant’anni con la quale avevo parlato al telefono. Si ricorda di me, mi stava aspettando. Ci presentiamo. Il posto è carino, ordinato, una classica locanda in aperta campagna, circondata da uliveti e prati bruciati dal sole. In lontananza qualche casa sparsa, un maneggio, campi arati, niente di più. La signora al bancone mi ...
    ... dice che è la sorella della proprietaria, partita alcuni giorni prima col marito per aprire la stagione di una pensione che hanno al mare. La figlia, impegnata a preparare il suo primo esame di università, è rimasta invece in paese per darle una mano col locale. Sono tre piani, il bar, il primo con un bagno e due stanze per gli ospiti, una usata dalla nipote, l’ultimo la stanza dove lei dorme. Le pago subito la notte e la cena, chiedo dove mettere la bici, mentre serve gli ultimi clienti. Chiama la nipote per farmi accompagnare in stanza e chiudere la bicicletta in garage. La vedo arrivare da dietro una finestra, rimango a bocca aperta. È la tipa incrociata al bar dell’altro paese col gruppo di amici, da cui mi ero fatto vedere con le mani su pacco. Arriva, mi guarda e si blocca. Si riprende, fa finta di nulla per non insospettire la zia vicina, ma la sorpresa è innegabile. Per entrambi. Prende le chiavi dalla zia e mi accompagna a sistemare la bici. La porto dentro un capanno per attrezzi dietro al bar, mentre chiude il portone le faccio con tono ironico “ma è sicuro lasciarla qua dentro? Sennò ho da camminare per giorni!” Lei sorride, mi dice “si, stai tranquillo, qui non gira nessuno” e mi guarda sorridendo. Ha degli occhi fantastici, mi attirano tantissimo, guardandoci rimaniamo elettrizzati. È fantastica. Rientriamo nel locale, mi accompagna in camera, è davanti a me salendo le scale. Ha un culetto da sogno, e mentre sale mi vedo con la faccia a leccarglielo. Mi chiede se ...