1. La pedalata (1)


    Data: 06/01/2019, Categorie: Etero Autore: uni93

    ... ho solo lo zainetto con me e se mi bastano le cose per cambiarmi. Le dico che non ho niente per cambiarmi, sono solo in tuta e ho un paio di sandali. Mentre stiamo entrando in camera mi fa “e allora con cosa dormi?”, le rispondo “di certo non in tuta” facendole un occhiolino. Mi guarda restando con la bocca leggermente aperta, poi reclina lievemente la testa verso il basso. Quindi la risolleva e mi accenna un sorriso malizioso. Siamo al primo piano, mi fa entrare in camera, mostrandomi dov’è il bagno e l’altra camera, “dove dormo io”, così mi dice. “La zia invece sta al piano di sopra, in fondo al corridoio” e mi fa un cenno come se fosse lontano. Mi lascia dicendomi che la cena è tra mezz’ora e chiedendomi se ho bisogno di qualcosa. Le dico un asciugamano per la doccia. Dice che scende e lo va a prendere. Entro in camera, sistemo due cose, mi spoglio e mi preparo per la doccia. Aspetto l’asciugamano, ma non arriva. In stanza ovviamente non c’è il telefono, per cui esco dalla camera nudo ed entro in bagno, che è di fronte. Giusto due passi. Mi lavo, l’acqua fresca mi inebria, leva sudore e fatica della giornata e mi rianima anche il cazzo, me lo scappello, si gonfia ma non mi va in tiro. Sento la ragazza fuori dalla porta che mi dice dell’asciugamano, si scusa per il ritardo dicendo che era stata bloccata da altri clienti. “Te lo lascio qui fuori per terra” mi dice, io le rispondo che ho appena finito di lavarmi e me lo può passare. Apro leggermente la porta, non la ...
    ... spalanco, ma lei non è certo voltata, mi vede completamente nudo, abbronzato dal sole dei giorni in bici, il cazzo turgido. Me lo fissa, ancora la bocca leggermente aperta e occhi sgranati, le dico grazie, lei si ricompone all’improvviso e scatta giù dalle scale senza dire niente. Mi sistemo e rimetto la tuta che ho lavato per andare a cena. È ancora un po’ umida, ma col caldo si asciugherà in fretta. Scendo, vedo la zia che mi fa cenno di accomodarmi dove voglio che mi avrebbe portato qualcosa da mangiare. Mi siedo, arriva la ragazza per apparecchiarmi la tavola. Chiacchieriamo giusto un minuto, mi chiede se uso sempre quella tuta per andare in bici e se è comoda. Le dico di si, colgo la palla al balzo, aggiungo che in fondo a parte quella non c’è bisogno di mettere sotto nient’altro. “Nient’altro?” mi fa, sgranando gli occhi e sorridendo. “No”, le rispondo, solo la tuta, “ed è anche molto comodo”. Mi lascia pane, acqua, il bicchiere e se ne va. La seguo con lo sguardo, fisso su quel culetto da sogno che me lo fa drizzare. Lo sento gonfiarsi sotto la tuta un po’ umida, devo cercare di non farmi vedere, soprattutto dalla zia settantenne, sarebbe troppo imbarazzante. Fortunatamente arriva ancora la ragazza, per cui sono più tranquillo, ha un piatto di pasta in mano, sguardo rivolto leggermente in basso. Il cazzo è in tiro, allargo leggermente le gambe, si vede molto bene il rigonfiamento sotto la tuta. Sia avvicina, mi appoggia il piatto sulla tavola, ma vedo che lo tiene tra le mani ...