Il collare - Cap.4
Data: 07/01/2019,
Categorie:
Zoofilia
Autore: SBD, Fonte: EroticiRacconti
E poi venne il giorno. Quando meno me lo aspettavo, una mattina fui caricato in macchina e portato dal veterinario. Fù proprio Laura a farlo, la sentii parlare con il dottore, un uomo dal viso asciutto e dai capelli brizzolati, più o meno sulla cinquantina. Lei cercò di fargli capire con dei complicati giri di parole quello che era successo qualche giorno prima nel bagno, ma in fondo si vergognava troppo. Si rassegnò a mentire, raccontando che mi aggrappavo a tutto quello che trovavo, pure le gambe del tavolo, ed ero diventato imbarazzante da portare in giro. Quello sorrise, il tipico sorriso di chi ti prende per scemo e vuole solo rabbonirti, quello che alla fine funziona sempre. Si accordarono per il pacchetto completo, tolettatura e check-up, più una fantomatica "valutazione psicologica canina". I soldi non erano certo un problema per Laura e fui lasciato lì. Ricordo che stavo pensando al fatto che la cosa avesse il suo lato positivo, che mi ero adagiato troppo dopo quello che era successo con Michela, quasi non avessi urgenza di tornare nel mio corpo, quando fui lasciato solo. Una scossa mi ci voleva. Poi tutto divenne buio, improvvisamente, come se mi avessero drogato o dato una botta in testa, ma in modo ancora più istantaneo. Mi risvegliai, intontito, indolenzito, strano... C'era pochissima luce nella stanza, silenzio. Mi sollevai sulle zampe, colto quasi subito da una fastidiosa sensazione di vertigine. Dove erano tutti? Il veterinario, gli altri cani ... Ero forse ...
... stato già riportato a casa? Notai un larga vetrata coperta da pesanti tende che occupava un'intera parete della stanza. Quella non sembrava proprio casa mia. Individuai una porta, si apriva dall'altro lato, quindi non potevo aprirla. Mi avvicinai. Il pomello però era insolitamente basso, o meglio la porta sembrava fatta per un bambino. Provai ad addentarlo e tirare, sentivo il freddo metallo sotto i denti e la lingua. Qualcosa scattò, e finalmente la porta si aprì. Mi ritrovai su di un pianerottolo, di fronte a me due porte chiuse, a destra una scala di legno scendeva nel buio. Tutto sembrava curiosamente piccolo. Scesi con cautela, sentivo che qualcosa era fuori posto ma non capivo cosa. Al piano di sotto trovai un'altra sequela di porte chiuse ed un'altra scala che scendeva. Le tende, più leggere di quelle del piano superiore, lasciavano filtrare la luce dall'esterno. Scesi ancora. L'abiente era largo e spazioso, non ne riconoscevo l'odore. Dalla larga vetrata in fondo le cui tende erano state lasciate aperte, la luce della luna piena rischiarava la stanza, gli arredi, lussuosi, eppure comicamente piccoli. Fuori una piscina contornata da un giardino, sedie e un obrellone chiuso. Passai distrattamente accanto ad un specchio. Mi fermai, tornando sui miei passi. Di fronte a me c'era sì un cane, ma di certo non era Nerone. Per quanto non fossi un esperto di razze e quant'altro, e per quanto dal mio punto di vista i cani si somigliassero un po' tutti, oramai avevo preso una certa ...