1. Il collare - Cap.4


    Data: 07/01/2019, Categorie: Zoofilia Autore: SBD, Fonte: EroticiRacconti

    ... l'avesse desiderato, quello che era capitato con Laura ne era la prova lampante. Era stata sicura quella sera, sfrontata quasi, nell'offrirsi al suo cane. Ed anche la volta prima, quando l'avevo sopresa a masturbarsi, non era stata poi così sconvolta dalla mia intrusione. S'era fatta largo in me quindi l'ipotesi, non confermata per ora dai fatti, che già da prima che prendessi possesso del corpo di Nerone, Michela avesse preso l'abitudine di fare giochi inappropriati con il suo cane. Ora, dopo essersi spinta fino a farci sesso, non potevo evitare di immaginarla tentare di ripetere la cosa. Era paradossale, grottesco lo so, ma oltre ad essere geloso di quello che poteva succedere tra mia moglie e il mio tirocinante, ero quindi pure geloso di mia figlia e del mio cane. Più geloso anzi. Con questa disposizione d'animo trascorsi i giorni seguenti. La sera venivo sempre chiuso nella mia stanza nella mansarda. Era una stanza sufficientemente grande, più del salone di casa mia, eppure mi pesava terribilmente venirci rinchiuso ogni volta. Mi ero abituato alle mie scorribande notturne, assuefatto a i piacevoli incidenti che mi erano capitati, e devo dire che le donne di quella casa solleticavano parecchio la mia fantasia. Una sera, dopo aver fatto mettere il piccolo a letto, Martina chiese a Sveta di chiudermi in soffitta come al solito. Aveva, come spesso capitava, un calice di vino rosso tra le dita e se ne stava raggomitolata sul divano con un cardigan di lana addosso e la faccia ...
    ... imbronciata. Io avevo provato giocare un po' con lei, a leccarle i piedi affusolati che sporgevano nudi da sotto un cuscino. Di giocare lei non aveva voglia, praticamente mai, e quindi aveva colto la palla al balzo e si era liberata di me. Mi faceva pena a volte, tanto la sua vita assomigliasse a quella Ged dentro quella gabbia dorata. Sveta a confronto era messa molto meglio, lei ci lavora solo lì, in fondo. La seguii ubbidiente su per le scale, soddisfatto di vedermela ancheggiare davanti. Mi guidò nella stanza, poi si inginocchiò a farmi un po' di carezze. Benchè delle volte, anche a causa della sua carnagione, dei lineamenti regolari, simmetrici al limite dell'umano, sembrasse quasi una statua di marmo, aveva un animo tenero e gentile quella ragazza. Ringhiai allarmato quando sentii le sue dita infilarsi sotto il collare. Vidi la sua paura, gli occhi spalancati. Ora si che sembrava una statua. Avevo ragionato in quei giorni, che l'unico modo per uscire da questa situazione fosse far tornare Ged dal veterinario e sperare che qualcuno riconoscesse il collare. Per fare questo, l'unica strada sembrava quella dell'autolesionismo. Dovevo farmi male, far male a Ged, tanto da necessitare cure mediche. La cosa non mi garbava. Mi dicevo perchè non volevo ci andasse di mezzo il povero cane, la verità era che ogni volta che provavo a procurarmi una ferita, desistevo, repulso dalla prospettiva di provare dolore io stesso. In quel momento, con Sveta, mi venne in mente che forse c'era un ...
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