1. Gordana (1.2)


    Data: 10/01/2019, Categorie: Esibizionismo Autore: senzaidentità, Fonte: EroticiRacconti

    Davanti ai binari della stazione di Falconara un martedì....Mercoledì? Ho incontrato una scrittrice. Saliva pianissimo la scaletta del sottopassaggio con una valigia grande il triplo di lei e mi stava dicendo: “Dove corre?” “A prendere un treno, se siamo in una stazione.” Questione di ironia, ancora ci provavo a fare umorismo, ma la cosa passò per acidume. “Quindi le dispiace fermarsi un po' a darmi una mano.” Risposta a tono, forse me lo ero meritato. Però non ero maleducato e ancora mi separavano dal treno una manciata di minuti, così mi sporsi all'indietro e le tolsi la valigia dalle mani. Aveva una canottiera molle di sudore, una faccia abbronzata e mani mezze spellate. Inoltre io la vedevo rossa quando era bionda grazie allo schermo degli occhiali da sole ma durò poco, il sudore era anche sulla mia faccia e la mia protezione scivolò bellamente per finire sotto le ruote della valigia. E addio giornata d'ambra, sfumature di tramonto fuori orario.... Il sole estroso mi accecò immediatamente. Una volta fuori dal sottopasso il treno era partito, ci avevamo messo un'enormità di minuti con quella valigia ma non dissi niente, anche se iniziavo a pensare che avrebbe meritato di ascoltare tutto il carico di insulti di cui so essere capace in quei momenti. “Mi sono presa la dermatite.” Strillò allegramente gesticolando con le mani a chiazze verso il cielo limpido, azzurro fiammante. Ricordo di aver pensato -E che entusiasmo...- Non era bella, era alta e grassa ma di limpido e ...
    ... azzurro fiammante aveva anche gli occhi. Non era bella... Era piacente e anche in vena di un mare di chiacchiere. Ciarlò di essere appena rientrata dall'Australia dov'era stata cameriera e poi di avere vissuto in Turchia con un convivente armeno. Inclinando con gesti rapidi la borsa per tirar su il portafoglio e offrirmi un caffè di ringraziamento per averle fatto da facchino, aggiunse mille dettagli sul suo ultimo lavoro nell'altro emisfero. Piatti che lei aveva servito magistralmente e velocemente (più veloce che bene a dire il vero) di brodo sciabordante dal nome di non so che specialità australiana; clienti di un catering in cui aveva servito una stagione che si rimpinzavano con forchette scintillanti fino alle cinque del pomeriggio ai matrimoni. “Grazie ma il caffè me lo pago da solo...” Il mio cervello scoppiava sotto a quaranta gradi, avevo appena perso l'intercity che avevo pagato e le orecchie mi bollivano come sempre quando sono sconfortato. Ovviamente non mi ascoltava, aprì e chiuse il borsellino con un click, mi spinse tra le file di bicchieri che ci stavano appesi in testa (nel bar di quella stazione i bicchieri pendevano dal soffitto) ed a fine percorso si stravaccò nella sala fumatori. Lo aveva indovinato che fumavo, disse, dal cattivo odore dei miei vestiti (nella sua testa doveva essere un complimento al proprio argume); però non aveva capito che odio il gioco d'azzardo. Le slot in fila emettevano il loro grottesco tintinnio di forzieri che si riempiono con un ...
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