1. Gordana (1.2)


    Data: 10/01/2019, Categorie: Esibizionismo Autore: senzaidentità, Fonte: EroticiRacconti

    ... (dove l'ho già sentita questa? Ah si, nei racconti zozzi). Ne cavava una sensazione controversa e indescrivibile, ancora una volta, da tutti i vocaboli che uno si possa ostinare a sperimentare. Era stupenda la loro intesa, lei non aveva necessità che lui ci fosse per godere, le bastava evocare la sua immagine per strofinarsi le cosce una addosso all'altra e sentire diventare liquida la pelle più scura del suo centro. Ricordava il momento successivo ai suoi orgasmi, veniva digrignando i denti perché non le piaceva far capire che godeva apertamente ma stillava umore copioso ed era semplicissimo per la bocca di lui allora scivolare a leccarle l'ano e lubrificarlo. Seguiva lei a fargli pompini inghiottendo ogni cosa e finito il pasto riprendeva perché lui si riprendesse e tornasse duro per infilarglielo nel culo. Continuava il suo racconto, scorrendosi con il cucchiaino da caffè il tragitto delle smagliature scoperte dei fianchi dando l'impressione che l’oggetto potesse aumentare le sue dimensioni e penetrarla. Credo che fosse brilla come me, diversamente non avrebbe fatto discorsi così malsani e dettagliati e pure a voce alta sul dolore della fine della sua relazione. O almeno credo. Di gente stramba comunque se ne trova nelle stazioni, lo garantisco senza riserve, ho trascorso un cinquanta per cento della mia vita in treno. Un barista che si torceva le mani imbarazzato si avvicinò a pregarci di andare a bere da un'altra parte perché era stanco e voleva andarsene a casa, quindi ...
    ... avevamo fatto tardi sul serio ma non sapevo quanto. Lei gli rispose un qualcosa del tipo: “Eddai...Ancora una grappina... Cos'hai lì, un bandierina?” Indicando col piede quello che si intravedeva sotto alla sua cerniera. Le mie dita andarono alla ricerca del promontorio tra le tasche che nascondeva il cellulare per controllare l'ora ma il cervello ordinava alla mia mano di compiere solo movimenti senza senso. Nella nebbia seguii con gli occhi il tacco di lei risalire la coscia del barista per finire a premergli pericolosamente sui denti lucidi che serravano la chisura dei pantaloni. “Forse ci dobbiamo trovare una camera.” Le davo ragione ma la priorità per me consisteva nel procurarmi un bicchiere d'acqua per calmare la sete e i brividi che mi scorrevano sulla schiena e memorizzare il posto in cui eravamo. Per evitare di tornarci mai più, chiaro. Non mi lasciò pagare il conto e le chiazze sulle mani che attribuiva ad una innocua dermatite mi passarono una sensazione sinistra, però riflettei che se diceva di non aver niente doveva essere così, tanto che viene in tasca a far ammalare le altre persone? Uno sbadiglio mi convinse che non era importante lì per lì pensare che non c'era nulla di normale in quell'incontro. Era una casualità ed ero al corrente del fatto che si incrociano persone bizzarre andando in giro, questa era mezza matta e se la spassava a girare col culo di fuori e a provocare i camerieri strillando porcate nei bar e io ero un poveraccio che aveva perso il treno ...