1. Tradizione 2


    Data: 10/01/2019, Categorie: Incesti Autore: Fiumara, Fonte: EroticiRacconti

    Seguito di un racconto andato perduto La cosa piacque! Rosina ebbe a pensare che, ormai, era inutile far la parte della donna casta, fedele all’uomo suo: almeno con Paolo ed ora anche con Rosario. Purché il segreto non uscisse da quelle mura e da quei cuori. Ed i due giovani di andare a raccontarlo in giro, provocare lo scandalo, ma, peggio, di perdere la possibilità di fottersi la donna più bella del paese, che, ora lo sapevano, era anche calda e all’uomo sapeva dispensare piacere, proprio non ci pensavano. Se non per quel particolare lì! Già ve lo siete scordato? Paolo no! Giacevano tutti e tre nel grande letto di Rosina, quel pomeriggio. Se pur non cominciava ancora a frescheggiare, non era più il caldo di prima, che impediva di respirare e, quasi, di far l’amore. La storia durava ormai da mesi, approfittando delle assenze di don Pasquale che si erano fatte più frequenti, a ragion degli affari che andavano bene. Rosina non ne sentiva più tanto la mancanza e davvero aveva preso gusto a farlo in tre, che, appena Pasquale partiva, era lei a sollecitare Paolo a che si recasse a chiamar l’amico. Ma, dicevamo, che erano nel letto tutti e tre quel pomeriggio. Si erano divertiti non da poco, che la Rosina ci aveva proprio voglia, dato che il marito era appena ripartito. Non che non le prestasse attenzione, anzi! Ma quello stare scandalosamente presa tra due giovani, di cui uno era il suo figlio le sembrava sempre più cosa affascinante ed appagante, che non ci avrebbe rinunziato ...
    ... più, neanche se il marito l’avesse scoperta. E si riposavano, dall’amplesso avuto. I due giovani abbandonati sul suo seno, che ogni tanto si perdevano a succhiarne i capezzoli così forte da provocarle anche qualche fastidio. “È così che ti piace, fellone, eh? Che pare quasi che la scommessa l’abbia vinta tu.” Se ne uscì, con tono scherzoso, ma non troppo, Paolo. Il Rosario si limitò ad una risatina, ma la Rosina volle saperne di più. “Scommessa? Che si tratterà mai?” e qui ridiventò seria. “Badate bene che se scopro che giocate del denaro…” “Tranquillizatevi, madre, che non giochiamo né denaro, né altro! Volete proprio sapere di che parliamo?” Così, Paolo cominciò a raccontare degli accadimenti che avevano portato, poi, a quella prima volta in cui lei aveva giaciuto con entrambi. Di come Rosario lo avesse spinto a fare il nome della donna che lo aveva fatto uomo, di come l’avesse sbeffeggiato mentitore e della scommessa che ne era seguita. “Villanzoni! Così vi siete giocate le mamme?” Finse di redarguirli la Rosina. “Sta il fatto che i debiti di giuoco si debbano pagare, Rosario mio!” “Ed io pagare lo vorrei! Mi difetta, però, l’ardire di cimentare mia madre, o di farla cimentare a lui!” rispose il ragazzo. “Dai retta a me, che sante non ce ne sono in questa terra. Tua madre, poi… Comunque, siccome sono buona e vi voglio premiare, mi ingegnerò io a trovare la strada giusta. Quando torni a casa, dì alla Uccia che abbisogno di lei e di venire domani a quest’ora.” La Uccia Sperti, ...
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