1. Tradizione 2


    Data: 10/01/2019, Categorie: Incesti Autore: Fiumara, Fonte: EroticiRacconti

    ... mamma di Rosario, era mescia sarta: cuciva a casa delle signore che se lo potevano permettere. Realizzava abiti da donna, come pantaloni per gli uomini, camicette e camicie, panciotti e giacche. Fin’anco mutande, alla bisogna. A Rosina l’ingegno difettava quanto la bellezza, ossia niente e già sapeva come provocare quella donna, che, a differenza sua, non aveva fama di tirare tanto per il sottile a cornificare il marito. Aveva la stessa età di Rosina e, perciò, si conoscevano bene: da bambine erano state anche amiche, prima che la Rosina si sposasse e si votasse alla casa e alla famiglia. Così le loro strade si erano divise e i loro incontri si limitavano alle volte che la Rosina la chiamava per cucire qualcosa, come in questo caso. La Uccia ci andava volentieri, che la Rosina pagava coi turnisi e non con la roba, come altre signore. Rosario non perse un secondo a portare l’ambasciata, quando si alzò dal letto della Rosina. Qualcosa gli diceva che, se tutto funzionava, ci sarebbe stato del ritorno anche per lui e, per dirla tutta, l’idea di farsi la mamma insieme al Paolo, come si erano fatta la Rosina glielo faceva venire duro al punto di doversi fare una sega subito, come se non avesse appena finito di fottere e come si deve. “Allora ci andate, mamma?” Rosario non sapeva dissimulare l’ansia di una risposta. “O Vita Santa! Ma che c’hai da doverlo sapere subito? Certo che ci vado: con questi chiar di luna, non puoi sputare nel piatto. E donna Rosina è persona per bene. E ...
    ... paga! Domani a pomeriggio ci vado!” “E io ti accompagno!” “So andarci da sola, che a camminare ho imparato tanti anni fa! Ma fai come ti pare. Mo’, basta che a tuo padre non gli prenda la tramontana che gli servirei in campagna. A quello pare che i soldi puzzano! E, se trovo da lavorare, lui ha sempre qualcosa di urgente da farmi fare.” “Allora tu non gli dire niente: anzi, gli diremo che devi cucire qualcosa a me di urgente.” “Ah, sì? E cosa?” Senza rispondere, Rosario si strappò una tasca del pantalone. “Ecco! Dovete cucirla subito: ma non subito oggi! Subito domani!” “Sai che cosa? Ci vuole un attimo!” “Lo sapete voi, ma a lui potete raccontare che ci vuol tempo. Non dite di non avergli mai raccontato frottole?” A quell’incalzare, la Uccia cambiò discorso, non smettendo, però, di chiedersi cosa avesse il figlio, da fargli tanta pressione perché non mancasse l’appuntamento con la Rosina. Il giorno seguente, il tempo ci mise del suo. Dopo mesi di sole, scese giù un acquazzone che sembrava non dovesse più smettere. Quando, sul fare delle tre, smise di piovere il Pomino vecchio pensò bene di andarsene all’osteria, che in campagna non ci poteva andare oggi e manco domani. La Uccia si sistemò per bene, prese il metro e gli spilli, diede un’occhiata dubbiosa ancora al figlio che pareva avere una fretta del diavolo e si incamminò, con lui accanto. “Entra, Uccia! È aperto!” “Posso? Donna Rosina?” continuava a ripetere la sarta, inoltrandosi nella casa, preceduta dal figlio che lei ...