1. Fidarsi di Mati


    Data: 12/01/2019, Categorie: Etero Autore: Els, Fonte: EroticiRacconti

    Era notte fonda, le tre del mattino, non sapeva come mai, ma si svegliava spesso a quell’ora. Non alle quattro, non alle due, sempre intorno alle 3. Le capitava da quando era bambina, e ancora ora, a 28 anni, non si era riuscita ad abituare. La cosa che più la infastidiva era che a quel ora il suo cervello non si svegliava intorpidito o confuso, no, era puntualmente sveglio. “Si sveglia prima la mia testa che il mio corpo” era solita dire quando raccontava di questa sua peculiarità. Prima cominciava il fiume vorticoso di pensieri, poi gli occhi cominciavano a reagire alle luci dei lampioni che si proiettavano sui muri, ai contorni incerti dei mobili, alla manica del maglione che penzolava stancamente fuori dal cassetto aperto. Quella notte i primi pensieri ad affacciarsi furono i ricordi della sera precedente, qualche ora prima. Come diamine aveva fatto a trovare un tipo così? Lo aveva visto qualche tempo prima tra gli scaffali disordinati della biblioteca universitaria dove andava a prepararsi per gli esami. Lui era seduto qualche sedia distante da lei, i capelli di un biondo quasi bianco, ciocche scomposte scappavano da tutte le parti, quasi a volersi ribellare contro il proprio portatore. Aveva dei lineamenti dolci, il corpo slanciato e snello, privo di una muscolatura massiccia, ma armonioso, elegante, di quella bellezza silenziosa, riservata che non abbisogna di parlare di sé per farsi notare. Era immersa in questi pensieri quando lui si girò, quasi si fosse accorto di ...
    ... essere osservato e le lanciò una occhiata gentile e al tempo stesso enigmatica. Non stava sorridendo, eppure i suoi occhi sembravano chiederle di continuare a guardarlo quanto voleva. Lei aveva subito distolto lo sguardo imbarazzata, ed era sprofondata sul manuale che stava studiando come a cercare una tana dove nascondersi. Non lo vide più per tutta l’estate. Le foglie cominciarono ad appassire e cadere, il vento gelido ad infilarsi sotto i vestiti e a farla rabbrividire, quando un pomeriggio lo vide seduto su di una pancina. In preda all’imbarazzo gli passò davanti a testa bassa, allungando il passo sperando di passare inosservata e al tempo stesso di allontanarsi da lui il prima possibile. E proprio per questa sua fretta impacciata che non si accorse della radice del platano che le si ingarbugliò attorno al piede facendola cadere a terra con un tonfo sordo, accompagnato dallo scricchiolare delle foglie infrante sotto il suo corpo. In men che non si dica lui era su di lei, la prese per un braccio e la aiutò ad alzarsi. “Ti sei fatta male?” gli chiese visibilmente preoccupato mentre le toglieva a rapidi gesti le foglie secche di dosso “Sì, cioè no! Cioè, sì, è stata una brutta caduta e ho battuto, ma niente di che, grazie” rispose arrossendo “ Piacere, Mattia. Tu sei Lila, vero?” riprese lui, lei annui arrossendo “Non mi pare di conoscerti” farfugliò “Non ci conosciamo, no, ma ho sbirciato nel registro della biblioteca quando hai riconsegnato il manuale di filosofia romanza ...
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