Il numero dodici
Data: 03/02/2019,
Categorie:
Etero
Autore: brendon_7
... spiacevole, ma che trascina con sé nubi e lampi e preannuncia pioggia entro pochi minuti.
Ci dirigiamo verso il molo, è un luogo di pace nel cuore della città: circondati dal mare, con le luci alle spalle ed il rumore del traffico che arriva soffuso. D’inverno, con la nebbia che attutisce, il rumore non arriva proprio. Il posto è ideale per sedersi su una panchina o per terra ed arrivare alla tappa intermedia della serata, i corpi vicini a coccolarci e baciarci… se non fosse che quando siamo appena all’inizio del molo, le nubi decidono di riversare in terra l’acqua che hanno trattenuto in forma di grosse gocce che si schiantano sulle lastre di pietra. Nemmeno il tempo di alzare gli occhi al cielo e chiederci se continuare o cambiare programma, che le gocce diventano uno scroscio monsonico e ci ritroviamo fradici a correre tra laghi comparsi all’improvviso per cercare ricovero in auto.
Entriamo confortati dal riparo. L’acqua ci scorre ancora sul viso e i vestiti fradici si incollano al corpo e gocciolano. Ci facciamo una bella risata, mi passo una mano sul viso per illudermi di asciugarmi, e appena mi volto trovo le sue labbra sulle mie, e le sue braccia che mi si buttano al collo. Ricambio subito il bacio, premo le mie labbra contro le sue, riconquisto spazio e terreno e la faccio indietreggiare verso il sedile del passeggero mentre le labbra si baciano e le lingue si cercano e giocano assieme, finchè la sua testa si poggia sul sedile e siamo scomodamente ma avidamente ...
... legati. Le mani scorrono sulla sua schiena, sui fianchi e sulle cosce; le sue mi carezzano e stringono il petto. La pioggia è talmente fitta e picchia così intensa sull’auto che oltre i cristalli è impossibile vedere. Siamo nel centro del centro città, eppure siamo isolati dal mondo, e di certo in giro non c’è più nessuno a passeggio. Per quanto mi riguarda possiamo rimanere dove siamo e farlo proprio lì, in auto, dove di solito è tutto un passeggiare di gente. Sarebbe una interessantissima esperienza, e dalla sua foga direi che andrebbe bene anche a lei… allora rinuncio a sentire nelle mani le sue belle cosce e con la mano mi insinuo sotto la maglia, la accarezzo in vita e salgo verso i magnifici seni che mi fanno sussultare… li sfioro appena e sussulta anche lei, emette un sospiro carico di voglie ed eccitazione, eppure subito mi allontana la mano, mi respinge e si ritrae. Per non farsi travolgere e perdere il controllo…per cos’altro altrimenti?
“Metti in moto…. Metti in moto… ” lo dice quando deve ancora riprendere padronanza della voce “Ti indico io un posto”. E si rimette composta sul sedile.
Stento a riavermi, ormai i sensi erano tutti su di lei e sul suo corpo. Allontanarsi è dura, trovar la concentrazione per guidare anche. Metto in moto, i tergicristalli impazziti concedono di vedere oltre il muro d’acqua, prendo la strada che porta sopra la città, in altopiano, dove le ampie piazzole erbose ai lati di stradine in terra che entrano nel bosco concedono tutta la ...