Villaggio di houer capitolo 14
Data: 04/02/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: prossi
... invitò a sbrigarmi dicendomi, per farmi coraggio, che ormai il peggio era passato.
Che ne sapeva lui del peggio che mi aspettava, dal quale avrei voluto fuggire?
Avvolto interamente dalla coperta mi apprestai anch’io a lasciare la barca dei miei salvatori che adesso mi cedevano ai miei boia. Barcollante, misi i piedi sulla terraferma aiutato dai poliziotti. Se avessi avuto il coraggio mi sarei buttato di nuovo in acqua, questa volta per sempre, per farla davvero finita, ma sapevo benissimo che non l’avrei mai fatto.
Un infermiere premuroso mi chiese se avevo bisogno di aiuto medico. Scossi la testa senza fiatare e quello si allontanò.
Loro erano dinanzi a me ad una decina di metri oltre le barriere che servivano ad evitare che la gente si accalcasse a ridosso delle barche per lasciare così lavorare i poliziotti con calma. Non si erano accorti che fossi proprio io. Li vidi che si sforzavano di capire se sotto la coperta ci fossi io o forse Jonatha, ma Jonatha era più basso di me. Non potevo che essere io quello che aspettavano di vedere.
Era giunta l’ora del giudizio e del massacro.
Lasciai scivolare la coperta sulle mie spalle liberando la testa. Patrick e Josh ebbero un sussulto e disobbedendo alle forze dell’ordine saltarono le barriere per venirmi incontro.
Patrick sembrava resuscitato, il suo sguardo si illuminò. Josh sembrò sollevato.
Mi abbracciarono entrambi piangendo per la felicità mentre io presi a piangere di tristezza.
“Jonatha è ...
... morto” rivelai loro.
Patrick sembrò non avere udito, si dava da fare con Josh per riscaldarmi e tranquillizzarmi.
“No, Jonatha è vivo – disse il maestro – Tranquillo, è tutto a posto. L’importante è che siete tutti e due vivi. Il resto non conta.”
Quando qualcuno, scampato un pericolo, felice di ritrovarti vivo, ti dice che il resto non conta vuol solo dire che il resto lo si valuterà dopo, che per il momento si sorvola, ma poi arriva sempre il momento dei conti e allora bisognerà rispondere bene e non sarà utile sapere un po’ di matematica.
“Jonatha è stato portato in ospedale, ha ingoiato molta acqua, ma non c’è pericolo, sta bene” disse Patrick.
“Perché non sei con lui?” gli chiesi.
“Lui era vivo. Di te non sapevamo nulla, ci hai fatto penare, diavolo di un ragazzo, se non ti volessi bene…” disse con una smorfia di dolore controllata.
Cosa sarebbe successo se non mi avesse voluto bene?
Cosa voleva dire?
Perché mi voleva bene?
In fondo io ero stato per lui motivo di sofferenza.
Josh mi prese la mano e mi tirò a se con forza.
“Arthur ci porterà a casa con la sua auto – mi disse e poi rivolgendosi asciutto verso il maestro - Patrick ti lasciamo in ospedale, da tuo figlio!” e sottolineò aspramente quel “Tuo figlio”. Era stranamente serio, turbato, ma freddo, deciso benché la sua voce fosse ancora impastata di pianto.
Patrick annuì e poi disse: “Certo, da mio figlio.”
Fui rasserenato dalla notizia che Jonatha era vivo, avrei voluto vederlo, ...