Villaggio di houer capitolo 14
Data: 04/02/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: prossi
... essere stato sputato dal ventre della signora madre. Lui mi aveva ridato alla vita strappandomi all’aridità del signor padre. Lui mi aveva fatto conoscere l’amore, me lo aveva dato e mi aveva insegnato a darlo.
Cosa sarebbe successo adesso?
Qual era il passo successivo?
Ero tanto mortificato e questo sentimento mi faceva richiudere come un riccio dentro di me, nella mia oscurità.
Oh, come sarebbe stato bello se avessi potuto rimediare ai miei errori con qualche colpo di verga nel sedere; ne avrei presi volentieri cento o anche mille se fosse stato utile ad ottenere il perdono. Continuavo a ragionare da adolescente, a non sviscerare i miei errori, a non sforzarmi di comprendere bene i discutibili comportamenti di cui mi ero reso protagonista, a non capire me stesso, chi fossi e aspettavo il perdono magari dopo una lavata di testa.
Mi bruciava la durezza del volto di Josh. Lui si che sapeva quando essere allegro e quando serio, quando elastico e quando rigoroso. Io prendevo tutto con leggerezza, in modo superficiale, non avevo la misura delle cose, non capivo nulla. Venivo travolto dagli eventi, dagli istinti e dai sentimenti, non ero padrone della mia vita.
Josh rientrò nella stanza guardandomi con controllato odio. Poggiò sul letto delle banconote e con voce controllata e seria mi disse: “Prendi la tua roba e va via, porta pure questi soldi, ti potranno servire. Sono abbastanza per vivere un mese o forse due.”
Fui preso dalla disperazione, non avevo ...
... preso in considerazione tale ipotesi, ma cosa potevo fare se non piangere dei miei mali. Annuii tra gocce di lacrime che presero a scendere ai lati del naso.
“Lascia in pace Patrick. Lui è una brava persona – continuò a dirmi greve – È innamorato di te, pazzo. Mi fa più dolore il male che hai fatto a lui di quello che fai a me. Lui non se lo merita. Né lui, né Lola, né Jonatha.”
Era evidente che sapeva tutto o aveva immaginato tutto. E non valeva la pena di difendersi e quindi attaccai.
“Io te lo dissi come sarebbe finita.”
E lui: “Bravo, hai vinto la scommessa, adesso fuori di qui, bambino!”
Non ci stavo a passare per l’unico colpevole. Era vero che io avevo fatto di tutto per irretirlo, ma Patrick ci aveva messo del suo. Era colpevole quanto me, anzi più di me visto che lui era un uomo adulto.
“Sembra che sia diventato un diavolo, anzi il diavolo in persona, Josh. Io sono un ragazzino. Ho solo diciassette anni. Ho sbagliato e sbaglierò ancora, ma l’età mi giustifica. Patrick è un uomo sposato. Toccava a lui mantenere le distanze e redarguirmi se lo avessi provocato.”
Mi imbarcai in una discussione combattuta al limite della ferocia e, contrariamente a quanto era nelle mie abitudini, non abbassai la cresta, ma andai all’attacco ribattendo le accuse, le provocazioni e le ingiurie riuscendo anche a metterlo sul banco degli imputati.
“Tu pensi di essere innocente? Hai pensato solo a te stesso in questi mesi, al tuo lavoro.”
I toni si fecero aspri e il ...