Gaia
Data: 07/02/2019,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Gaia67
... istantaneamente il sesso dell'uomo cerca di farsi strada tra le mie natiche. Ora col solo piegamento del capezzolo, la donna mi porta in ginocchio a terra, mentre lui mi tira indietro la testa usando i miei capelli come cavezza. Sento dei passi: lei si allontana per un brevissimo tempo. Al ritorno sento freddo intorno al collo, offerto totalmente grazie alla mano che non ha smesso di trattenermi con forza. Un collare in acciaio ora cinge la mia gola, creando brividi in mezzo alle mie scapole. “Una schiava! Questo ora sei per noi” la donna ha una voce dolce, decisa, senza titubanze, con un che di soddisfazione nel tono. “Bisogna trovarle una safe”, risponde lui, mentre allenta le corde sui miei polsi, fino a liberarne uno. “sai cos'è una safeword, vero? Non è la prima volta che sei schiava, lo sai da tempo di esserlo” Accenno ad un sì con la testa, annuendo in modo appena comprensibile. La mano di nuovo sui capelli per farmi rialzare, l'altra trattiene il polso ancora ricondato dalla canapa. “Inutile”, esclama lei, “inutile sarà la tua safeword: inutile come ti sentirai se la pronuncerai, inutile come inutile saranno le preghiere per farci smettere di usarti come vorremo” Il fiato mi si strozza in gola, cerco l'aria ma non vuole entrare nei polmoni, mentre lungo le cosce cominciano a scorrere, lentamente, delle gocce che la dicono lunga su quello che provo. Anche l'altro polso viene preso, da lei e sempre al buio muovo di nuovo i piedi con circospezione uno davanti ...
... all'altro, fino a quando mi fermano. Le braccia vengono portate in alto e trattenute da altre corde. Altro freddo alle caviglie: non vedo, ma alla fine il non poter né allargare né stringere le gambe mi fa pensare a un distanziatore. “Ricordati la safeword” mi ricorda lui, con voce suadente, eccitata “ Ripetila!” Per la prima volta, faccio sentire la mia voce: il lungo silenzio e l'emozione mi costringe ad un colpo di tosse, affinché possa uscire senza intoppi: “inutile” “brava, bene bene. La pronuncerai se ci sono problemi, anzi prima che ci siano: tu ti devi fidare di noi, ma noi dobbiamo fidarci del fatto che non avrai timore a pronunciarla, va bene?” Lei mi sta masturbando, facendo scivolare un paio di dita lungo la vulva, fradicia, facendomi arrivare vicino ad un orgasmo che però non fa esplodere. Lui sfiora la mia spina dorsale prima di colpirmi la natica destra con un paddle, che mi strappa un urlo. La donna smette di toccarmi e passa alle mie spalle, accanto al suo uomo. Un altro colpo, a sinistra questa volta. Dietro di me sento, ma come in lontananza, la mia mente si trova in un posto indefinito, dei rumori, dei sospiri, dei baci credo, ma il cervello registra queste cose senza riuscire ad esserne veramente consapevole. Poco dopo i colpi ricominciano, alternati, forti e più deboli. Il mio respiro si fa più veloce e paradossalemente più rarefatto: trattengo il fiato tra un colpo e l'altro e lui, o lei, non so chi sia a colpirmi, attende spesso il mio espirare, colpendomi in ...