1. Dannata bicicletta


    Data: 11/02/2019, Categorie: Etero Sensazioni Autore: The Last Perseus, Fonte: RaccontiMilu

    ... un serial killer?” “Ma tutte ste cazzate ti vengono spontanee o te le eri preparate in anticipo?” “Spontanee… assolutamente spontanee.” La ragazza sospira. “Mi stai annegando l’auto. Vuoi un passaggio o me ne vado?” Incateno la bicicletta al primo palo che trovo e salgo. Nonostante l’aspetto un po’ scassato, l’interno è tenuto in ordine, pulito e profuma di… miele?! Tira su il finestrino, freccia, e riparte. Le spiego dove abito, sembra capire. Sì, i capelli sono rasati su tutto un lato. Gli altri sono lunghi. Il maglioncino bianco ha le maglie larghe e lascia vedere un reggiseno nero. Completano il quadro una gonnella di jeans e le calze. Ah sì, le unghie smaltate di nero, come il filo di matita intorno agli occhi. La cintura di sicurezza si insinua tra i suoi seni, mettendoli in evidenza. Sono fradicio. Letteralmente. Sento l’acqua colarmi lungo la schiena e la camicia farmi da seconda pelle. “A cosa devo questa cortesia?” “Sono il tuo angelo custode.” Lo dice così dannatamente seria che, per un momento, quasi ci credo. “La prossima volta dì al tuo Superiore di infilare un po’ meno sfighe in una volta sola allora.” “Perché?” “Così evito di cercare l’arca.” “Ma se è l’arca ad essere venuta da te.” La osservo mentre scala due marce per rallentare nei pressi di un “dare la precedenza”. “Seriamente, perché ti sei fermata? Non mi pare ci conosciamo.” “No, non ho idea di chi tu sia.” “Quindi?” C’è un attimo di silenzio. Ho l’impressione che voglia dire qualcosa ma che cambi idea ...
    ... all’ultimo istante. “Ti ho visto in difficoltà.” “Mi stai dicendo che sono stato salvato dall’ultimo buon samaritano del pianeta?” “Qualcosa del genere.” I Pink Floyd lasciano spazio ai Queen. “Piacere, Perseus.” Lei gira il capo, mi guarda perplessa e ben poco convinta. “Sul serio?” “No, ma se ti dicessi il mio vero nome lo saprebbe anche chi leggerà questo racconto per cui…” “Cosa stai dicendo?” Rido. “Lascia stare.” “Quindi se il tuo è un nome fittizio farò lo stesso anche io.” “Legittimo.” “Allora, se tu sei Perseo, io sono Medusa.” La guardo. In quell’istante svolta nella strada dove abito. “Questo non è carino.” “Perché?” “Perché vuol dire che devo tagliarti la testa.” Medusa ride, poi si gira verso di me e stringe gli occhi guardandomi minacciosa. “Non cantare vittoria troppo presto. Potrei farti diventare di pietra.” Eh no, non l’hai detto veramente! Non ce la faccio. È più forte di me. La mia faccia assume ogni possibile sfumatura maliziosa davanti alla sua sempre più esterrefatta. Se fosse che è buio, qui dentro, credo che vedrei le sue guance diventare rosse. “NO! NO! Non è quello che intendevo! Dai! Ma sei proprio...!” Cerca di picchiarmi con la mano libera (la destra, per chi di voi facesse mai confusione) e, mentre rido come un cretino (ed è proprio il caso di dirlo), mi difendo dai suoi assalti. “Frena! Frena! Questa è casa mia!” “Sei proprio un vigliacco!” Freddy sta cantando Don’t stop me now. Accosta. Si ferma. È serissima. Mi sta guardando malissimo. A me ...
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