Dannata bicicletta
Data: 11/02/2019,
Categorie:
Etero
Sensazioni
Autore: The Last Perseus, Fonte: RaccontiMilu
... incontrare il mio angelo custode?” “Proprio così.” “Questo complica le cose.” “Tu dici?” “Certo. Se sei mio angelo custode non posso tagliarti la testa.” Medusa esplode in una risata che presto mi contagia e ci troviamo a ridere come due scemi. Nel locale non c’è molta gente. Senza dubbio complice la pioggia. I ragazzi ci accolgono con la loro solita cordialità. “Cosa vuoi da bere?” “Fai tu.” “Ma… non conosco i tuoi gusti.” “Questo rende il gioco più interessante”, e sorride maliziosa. “Illuminami.” “Se sono il tuo angelo custode saprai da solo quale sarà la scelta giusta per me. D’altra parte, se sono Medusa, la scelta non ha importanza perché tra non molto diventerai pietra.” La guardo perplesso. “Non sono sicuro di quello che hai detto…” “Perché?” “Perché mi hai appena detto che qualsiasi scelta farò non avrà importanza. Non è una cosa molto carina, secondo me.” Medusa sorride. Un sorriso tenero, dolce, pieno di significato. Si allunga in avanti e mi sfiora la mano con la sua. Ha la pelle morbida. E fresca come una giornata primaverile. “Ti ho appena detto che qualsiasi scelta farai andrà bene perché l’avrai fatta con me, per me e la condivideremo.” “Oh.” Medusa si ricompone e mi guarda con quei suoi occhi splendidi. Io vorrei sotterrarmi dopo aver appena collezionato una bella figura di merda. “Non so cosa dire…” “Puoi ordinare.” Lo dice con una naturalezza e una semplicità meravigliose. Alzo gli occhi sulla cameriera. “Due kwak.” “Piccole o medie?” “Medie.” “Che birra ...
... è?” Mi appoggio allo schienale, ci guardiamo negli occhi. “Una birra speciale.” Mi guarda sospettosa. E io penso che, in quel momento, su quel tavolino di legno scuro, con quelle luci soffuse, assaggerei volentieri le sue labbra. Un pensiero che corre troppo esplicito sul mio volto a giudicare da come mi guarda a sua volta. “Credo sia stata una scelta giusta mettere questo tavolino tra noi.” Silenzio. Imbarazzo. Desiderio. Arrivano le birre. Medusa tira indietro il collo e sgrana gli occhi. “E queste? Come si bevono?” Sorrido, divertito. Non nego che un po’ speravo nell’effetto sorpresa di questa birra servita in un bicchiere con il fondo tondo e che, per star dritto, ha bisogno di un supporto di legno. “Così.” Prendo il bicchiere, lo sfilo dal supporto e lo allungo verso di lei, aspettando che mi segua in un brindisi. “Alla pioggia!” Dice Medusa mentre i bicchieri si toccano. “Agli angeli custodi!” Beviamo. Chiacchieriamo. Ci raccontiamo di noi. Ridiamo di scemenze. Torniamo seri su argomenti importanti. Le birre diventano due. Mi racconta di lei. Ridiamo di noi stessi. Le racconto di me. Il tempo si ferma. O almeno vorrei che lo facesse. Invece scorre inesorabile senza alcuna intenzione di regalarci un poco di tempo in più. E quando restiamo gli ultimi due avventori, con i calici vuoti, forse è il momento di levare le tende. Siamo alticci. Entrambi. Le cingo la vita con un braccio e la stringo a me mentre lei regge l’ombrello. L’auto è troppo vicina. “Vuoi che guidi io?” ...