Novara
Data: 12/02/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Sturmundgrand
- Novara -
Francesco sorrise, finalmente vedeva negli occhi di Andrea una curiosità diversa, il ragazzo voleva ascoltare una storia piccante e vera.
“Ragazzo, mettiti comodo e tappati la bocca, ne ho per un pezzo”.
Francesco accese un sigaro, aspettò di vedere Andrea seduto nella vecchia sedia a dondolo e iniziò a raccontare fra le volute di fumo.
“Il mio mestiere mi portava a viaggiare, come dico io a girare molto per il nostro Bel Paese. Il viaggio in treno fu un po’ più lungo del previsto forse a causa del mal tempo ma tranquillo. Mi addormentai quasi subito sulla poltroncina in uno scompartimento semi vuoto, dopo circa due ore di dormiveglia verso le nove mi ritrovai alla stazione di Novara.
Sceso dal treno sentii un’aria fresca, pungente e dalla parlata e dall’accento delle persone che andavano e venivano lungo i binari, che ero giunto proprio in un altro mondo, in un’altra regione. Visto che avevo tutta la mattinata libera, decisi di fare una passeggiata per il centro città; la sera prima, mi ero un pochino informato sulla “Rete virtuale”: la città meritava, era ricca di monumenti e di storia.
Mi incamminai come un turista per caso per la via centrale. Guardavo attorno, sono uno a cui piace osservare; le persone che incrociavo, camminavano tranquillamente, mi sembravano allegre, vivaci e colorite nei modi di dire, nei modi di fare.
Mi venne in mente come ogni anno sotto Natale di farmi da solo un bel regalo, così iniziai a cercare attentamente ...
... fra le vetrine ben illuminate e addobbate a festa qualcosa che mi potesse piacere.
Nella vetrina carinamente allestita di un negozio di pelletteria, vidi in bella mostra delle scarpe stile inglese, peccato che il cartello diceva “Chiuso il Lunedì”, Peccato.
L’aria in viso era umida e gelida, decisi di prendere una bevanda calda, calda, giusto per scaldarmi un po’.
C’era a fianco al negozio un piccolo Caffè dall’insegna molto carina “Marilyn”. Dato che il freddo era intenso e che la “Monroe” mi era sempre piaciuta senza indugio vi entrai. Appesi alle pareti e al soffitto del locale giganteggiavano poster dell’attrice, una musica retrò anni cinquanta allietava. Cercai qualcuno al bancone a cui rivolgermi, era vuoto; allora mi sedetti ad un tavolino, presi a leggere un giornale locale, in attesa che comparisse il barista.
“Buon giorno, desidera qualcosa?”, si rivolse a me una bella signorina sorridente con un cappottino grigio scuro e un cappello di lana rosso in testa. Sulle prime non compresi perché la signorina, vestita di tutto punto, mi avesse interpellato, pensai che fosse una assidua cliente del bar o qualcosa del genere, la quale, vedendo il mio sguardo un po’ sperso, fosse venuta in mio soccorso.
“No, grazie, aspetto il titolare per ordinare..!”.
“Ma sono io!”, proruppe la ragazza, che poteva avere circa la metà dei miei anni, togliendosi con un ampio gesto il cappello e facendo scivolare sulle spalle una lunga chioma riccia e nera.
Non feci molta ...